Non si può stare tranquilli neanche in vacanza, così è la storia di tre turisti americani a Roma derubati dei propri averi. Le vittime geocalizzano la refurtiva e allertano la polizia ma gli agenti non entrano nel campo nomadi. Il motivo è sconcertante
I ladri, si sa, vanno a nozze con i turisti. La triste vicenda che è capitata a tre americani in visita a Roma ne è un esempio – e neanche l’unico.
In buona fede e un po’ sprovveduti, le tre vittime hanno lasciato incustoditi i propri oggetti di valore in macchina. Così, dopo aver visitato la città scoprono l’amara realtà: nella vettura era sparito tutto. Geocalizzata la refurtiva chiamano la polizia ma quest’ultima non può intervenire. Il motivo? Sorprendente.
Di certo non si aspettavano una vacanza così i tre turisti arrivati dagli Stati Uniti in Italia. I fatti si sono svolti in tutta fretta quando tre americani parcheggiano l’automobile alle 9.00 di mattina all’altezza di lungotevere dei Cenci con l’intento di visitare la Capitale.
Al rientro la sconcertante sorpresa: finestrini della macchina in frantumi e abitacolo svaligiato. Tutto questo nel giro di tre ore, come si dice: “Il crimine non dorme mai!”
La refurtiva comprendeva tre zaini, due Macbook, diverse borse e infine i documenti. Dopo un primo momento di sconcerto, le vittime attivano la geolocalizzazione dei pc e scoprono che la merce si trova in un campo nomadi sito in un quartiere periferico della città, la Magliana.
Così, allertano la polizia, che però non interviene. Il motivo enunciato ai tre turisti appare assurdo: “Purtroppo non possiamo entrare nel campo nomadi per motivi di ordine pubblico”.
I tre ragazzi di origine ebraica, hanno pensato bene di rivolgersi all’organizzazione ebraica mondiale chiedendo aiuto al rabbino Menachem Lazar. Quest’ultimo ha riferito, così come riporta Open: “È terribile che gli agenti non abbiano avuto modo di aiutarli. Si sapeva benissimo dove fosse la merce rubata ma nessuno è potuto entrare lì. Episodi del genere rovinano la sicurezza di Roma”.
Ma, come affermava anche il rabbino, non è il primo caso di microcriminalità nella città. Prima di quest’ultimo furto, poche settimane fa è rimasta vittima con la stessa dinamica anche una squadra di cricket. In questa caso, però, i giocatori avevano deciso di “farsi giustizia da soli” recandosi in autonomia nel campo rom facendosi consegnare la refurtiva: tre mazze da cricket. La restituzione, in quel caso è andata a buon fine ma solo dietro un compenso economico, come in un film d’azione.
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