Ferrari, il Cavallino non galoppa: azienda in crisi | La drastica decisione allarma i dipendenti

Ferrari pronta a cambiare: gli ultimi aggiornamenti finanziari non sembrano essere incoraggianti. L’azienda costretta a decisioni drastiche.

Rosso fuoco. Non è più solo una scelta aziendale, ma un imperativo preoccupante: la Ferrari non se la passa benissimo. Non c’entra solo l’andamento altalenante nel campionato di Formula 1 dove Sainz e Leclerc hanno dato vita a una gimcana di risultati che hanno portato i fan dalle stelle alle stalle: il punto è la Borsa.

Ferrari Borsa
Ferrari, rebus sostenibilità (ANSA)

Le azioni della Ferrari sono sopravvalutate: l’atteggiamento che hanno è troppo discontinuo, che più concretamente significa che le recenti stime denotano una fragilità importante. Un giorno al rialzo, quello dopo al ribasso. Tendenza che non fa bene al mercato: l’imprevedibilità, con il denaro, è all’ordine del giorno. In economia, però, quando si raggiungono certi livelli di incertezza è bene prendersi qualche momento per riflettere.

Ferrari, il Cavallino fatica: lavoratori in ansia

La Ferrari sta ragionando se tenere o meno il proprio titolo in Borsa: un eventuale delisting significherebbe fare quello che di recente ha fatto la Roma. La società giallorossa – in mano ai Friedkin – ha tolto il titolo dalla Borsa prendendosi qualche rischio: maggiore rischio, maggiore controllo. Libertà che apre le porte a qualche azzardo, ma consente anche un margine di gestione capitale migliore. Quello che vorrebbe arrivare a fare la Ferrari. Scelta che implica, necessariamente, qualche sacrificio.

Borsa Ferrari
Il Cavallino potrebbe cambiare politica (ANSA)

Per questo gli scenari preoccupano i dipendenti: la sostenibilità del titolo non si discute, ma se ci sono – anche solo momentaneamente – meno entrate e le azioni non rendono a rischio vanno anche i lavoratori. Il Cavallino rampante, infatti, si trova costretto a fare come la Apple: taglio delle assunzioni e dimezzamento dei dipendenti. Questo lo scenario (a Maranello ancora possibile e non certo) dei prossimi mesi. Le famiglie dei lavoratori temono una vera e propria rivoluzione. Rombo di tuono, ma stavolta nessuna accelerata. Semmai una retromarcia.

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