Una vera e propria ingiustizia quella capitata a scuola a un bambino disabile rimasto solo il classe mentre i compagni vanno in gita scolastica. Il motivo è scandaloso. Il padre del bimbo: “È un atto di vera discriminazione nei confronti di mio figlio”
Il bambino di 9 anni si chiama Cosimo è da inizio anno stava sognando il giorno che sarebbe andato in gita con i suoi compagni di classe. Quel giorno è arrivato ma non l’autobus adatto alle sua condizioni di disabile.
L’unica realtà possibile per il piccolo è un colpo diritto al cuore: rimanere in classe da solo, insieme all’insegnante di sostegno. Il sogno della gita? Sfumato in un attimo. I genitori denunciano il fatto: “Questo è un atto di vera e propria discriminazione nei confronti di nostro figlio”.
Quella gita tanto aspettata, Cosimo l’ha vista soltanto nelle foto che gli hanno inviato i compagni di scuola. Un fatto alquanto discriminatorio quello accaduto a un alunno di 9 anni costretto a rimanere solo in classe con la propria insegnante di sostegno solo perché la scuola non dispone di un bus adeguato alla sua condizione di disabile.
Il bimbo, Cosimo, frequenta la quarta B della scuola elementare “La Pira” ed è costretto in carrozzina per una disabilità motoria. Duccio Massaini, padre del bambino, spiega al Corriere:
“Quella gita sembrava rimandata a settembre, poi invece lo scorso venerdì la madre di Cosimo, mentre è andata a riprenderlo a scuola, è stata informata dalla maestra che la gita si sarebbe tenuta il lunedì successivo. Poi è stata rimandata a martedì a causa dello sciopero della scuola di lunedì. Destinazione Istituto Alberghiero Saffi, per un progetto sullo stare bene a tavola e i comportamenti da tenere. La maestra ci ha comunicato se potevamo portare noi Cosimo direttamente al Saffi, questo perché non era stato reperito un pulmino attrezzato per disabili“.
Ma la madre e il padre del piccolo Cosimo si sono visti costretti a rinunciare ad accompagnare il figlio in gita poiché impegnati entrambi con il lavoro.
Quindi Cosimo è rimasto in classe, da solo, con l’amara consapevolezza a 9 anni, che i sogni a volte rimangono tali e che la realtà ha il sapore pungente dell’ingiustizia.
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