La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente della Camera, che dopo aver lasciato la politica fa l’imprenditrice e la presentatrice tv. Oltre a lei sono indagate altre 5 persone.
La scuderia Isolani e 3 Ferrarri Gran Turismo comprate e rivendute ad un imprenditore cinese solo per eludere il fisco. In tutto circa 5 milioni di euro di tasse non versate tra il 2016 e il 2017. È questa l’accusa contestata dalla Procura di Milano all’ex presidente della Camera, Irene Pivetti.
Per lei e per altre 5 persone il pm Giovanni Tarzia ha chiesto il rinvio a giudizio. Insieme a Pivetti, infatti, sono indagati l’ex pilota di rally Leonardo ‘Leo’ Isolani e la moglie Manuela Mascoli, la figlia di lei Giorgia Giovannelli, il notaio Francesco Maria Trapani e un altro imprenditore, Candido Giuseppe Mancaniello. I reati contestati a vario titolo agli indagati sono riciclaggio, autoriciclaggio ed evasione fiscale.
Lo scorso febbraio il Riesame di Milano aveva disposto il maxi sequestro di circa 3,5 milioni di euro a carico dell’ex esponente leghista e di quasi mezzo milione di euro al suo consulente Pier Domenico Peirone. Già a fine aprile Peirone ha patteggiato una condanna a 1 anno e 10 mesi.
Il difensore di Pivetti, l’avvocato Filippo Cocco, ha impugnato la decisione di fronte alla Cassazione. L’udienza per discutere il ricorso deve essere ancora fissata.
Nell’inchiesta viene contestato con altri indagati di avere aiutato ad evadere imposte per oltre 5 milioni di euro, che in sostanza era il debito fiscale che aveva l’ex pilota Isolani. Pivetti sarebbe stata consapevole “delle difficoltà finanziarie di Isolani”. E l’avrebbe aiutato “a sottrarre i beni”, come le tre Ferrari ma non solo, “della Isolani Racing Team” dalle procedure di riscossione dell’Erario.
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In più, per la Procura avrebbe anche usato “mezzi fraudolenti idonei ad ostacolare l’accertamento e indurre in errore l’amministrazione finanziaria”. Tra questi anche la presunta vendita simulata attraverso una delle società del gruppo Only Italia, a lei riconducibile, ad una società di Hong Kong. La stessa Pivetti avrebbe evaso tasse per circa 3,5 milioni. Soldi poi rimpiegati “in attività imprenditoriali e finanziarie” e da qui il presunto autoriciclaggio nel 2018.
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