Il problema delle plusvalenze sta creando non pochi grattacapi alle società di Serie A e non solo. Quali sono le conseguenze e cosa c’è da comprendere con la nuova sentenza a dir poco epocale che ha coinvolto iò mondo del calcio.
Di recente sono stati assolti tutti i dirigenti e le società coinvolte nell’inchiesta avviata dalla Procura della FIGC. Questa decisione crea inevitabilmente un precedente alquanto incontrollato su un fronte delicato che ormai è vitale per le squadre di calcio. La decisione è anche motivata, con tanto di spiegazione precisa che non lascia spazio ad alcun dubbio.
La vicenda è ancora piena di situazione da decifrare, ma c’è comunque un dato su cui riflettere. La scelta del tribunale spiana la strada per qualsiasi ormai risaputo e allo stesso tempo sottolineato dalle ultime sessioni di calciomercato.
Il Tribunale federale ha di fatto reso note le motivazioni per l’assoluzione di tutti i dirigenti e le società coinvolte. Spicca su tutte la frase “il libero mercato non può essere guidato da un metodo valutativo” che vuol dire rendere impossibile la valutazione effettiva di un giocatore.
Con questa motivazione, di fatto, è impossibile accertare un eventuale illecito sul fronte del libero mercato dei calciatori. L’inchiesta sulle plusvalenze si chiude quindi con un nulla di fatto. Dall’altro lato, invece, ciò porta a delle immediate conseguenze nel mondo del calciomercato. Acquisire le prestazioni sportive dei calciatori potrebbero quindi significare sborsare cifre impensabili, aumentando di conseguenza anche i prezzi e favorendo le società più ricche, con tutte le conseguenze del caso.
Sono ben 22 le pagine del documento che ha di fatto smontato le circa 200 scritte sull’inchiesta del caso plusvalenze. Assolte le undici società imputate e i 59 dirigenti coinvolti nell’inchiesta.
“Il valore di mercato di un diritto alle prestazioni di un calciatore rappresenta il valore pagato dalla società acquirente al termine di una contrattazione libera, reale ed effettiva di quel diritto sul mercato di riferimento“, si legge nelle motivazioni della sentenza. Di fatto non esiste quindi un metodo di valutazione per stabilire quanto valga effettivamente un giocatore e dove sia una eventuale condotta illecita.
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