Dmytro Kuharchuck, ex politico che combatte per l’Ucraina: è comandante del Reggimento Azov a Kiev | “Siamo nazionalisti ucraini, no estremisti nazisti”

Dmytro Kuharchuck, comandante del Reggimento Azov a Kiev, si esprime sul battaglione accusato da molti Paesi di essere un gruppo di estremisti che non rispetta i diritti umani. “Siamo nazionalisti ucraini, no estremisti nazisti”

Ex politico, veterano del Donbass e combattente per l’Ucraina, Dmytro Kuharchuck (31 anni) ha parlato del suo Reggimento Azov a Kiev, ritenuto da molte associazioni umanitarie e Paesi uno dei battaglioni più estremisti che commette crimini umanitari.

Dmytro Ku comandante ucraina
Dmytro Kuharchuck comandante del Reggimento Azov a Kiev (Pixabay)

“Se in passato c’era una minima percentuale di nazisti tra le fila del reggimento, ora questo non esiste più. Sottoponiamo le reclute a lunghe interviste. Il nazismo è lontanissimo da me. La nostra posizione ufficiale, come Azov, è un’altra: siamo nazionalisti ucraini”.

Dmytro Kuharchuck, combattente per l’Ucraina: è comandante del Reggimento Azov a Kiev | “Non siamo nazisti”

Dalla formazione del Reggimento Azov, avvenuto nel 2014 ad opera di Andrij Biletsky, Kuharchuck è ritenuto uno dei più alti in grado: gestisce il reclutamento dei militari,  mettendo insieme gruppi di ultranazionalisti ucraini e attivisti di Maidan.

Il comandante spiega: “Il reggimento che sta difendendo Mariupol è inserito nella Guardia nazionale. Il ministero della Difesa ha promesso di darci lo status di battaglione delle Forze armate. Avremo armi più potenti per uccidere i russi”.

soldati ucraini
Dmytro Kuharchuck ex politico e comandante Reggimento Azov a Kiev (Pixabay)

Il Reggimento è dispiegato con due battaglioni attivi a Kiev e uno nella città di Mariupol dove si contano oltre 1.500 uomini.  La posizione di Dmytro Kuharchuck sui russi è netta: “perderanno se lanceranno un’offensiva su Kiev con l’aviazione. Lanciano missili sulla città  ma non sono in grado di circondare Kiev”. 

Il battaglione Azov è accusato di divulgare ideologie naziste ma secondo il comandante, “il problema era che al governo Ucraino non conveniva credere alle nostre supposizioni, al fatto che noi sapevamo che prima o poi saremmo dovuti scendere in guerra contro la Russia. Da qui è nata la nostra immagine di estremisti nazisti”.

È vero che nel Reggimento sono apparse alcune foto che riprendevano l’immagine della svastica ma, come evidenziato da Kuharchuck, “era una piccolissima percentuale. Gente del genere si trova anche nella polizia e in diversi gruppi sociali”. 

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I militari che fanno parte del Reggimento sono sottoposti a una serie di interviste nonché a prove di abilità concrete. Dal 24 febbraio, inizio del conflitto, addestrare i soldati come prima non è più possibile ma, fa sapere il comandante, “siamo comunque in grado di selezionare i più motivati, che vengono da noi perché offriamo disciplina e fratellanza”.

Tra le fila del Reggimento Azov, ci sono anche russi, bielorussi, georgiani, croati, americani, inglesi, francesi. Nessuno di questi militari è pagato, sono tutti volontari.

In conclusione, Kuharchuck afferma: “I russi non combattono per la libertà, piuttosto per la negazione della libertà. l’Ucraina, invece, ne è il sinonimo”.

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