Chelsea, cessione del club sospesa: il motivo dello stallo fa infuriare Roman Abramovich che sperava di chiudere la trattativa quanto prima.
Chelsea, fumo di Londra. La cessione del club è momentaneamente sospesa. Questo si apprende in una mattinata che sarebbe dovuta essere risolutiva per chiudere l’atto di vendita: i voli di Abramovich in Turchia per incontrare il magnate Bayrak resteranno un giro turistico perchè è arrivato il fulmine a ciel sereno che il finanziere russo tanto temeva.
Le sanzioni di Boris Johnson: ogni promessa è debito e stavolta non è soltanto retorica. Pugno di ferro del Primo Ministro britannico che prende posizione contro il conflitto in Ucraina: tagliato qualsiasi rapporto con la Russia sul piano economico. Non poteva essere diversamente dopo che, fra le altre cose, Putin inserisce l’Inghilterra nel novero dei “Paesi ostili” in cui figura anche l’Italia.
Questo implica ripercussioni inevitabili che Abramovich sconta in prima persona: confisca dei beni e aspre sanzioni a tutti gli oligarchi russi o a chi mostra palese vicinanza con Putin. A mali estremi, estremi rimedi. Il Chelsea come bandolo di una matassa impossibile da risolvere: vendita sospesa, tutto fermo per poter interagire e provvedere a sanzionare Roman Abramovich. Mannaia che coinvolge anche i Blues.
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Nello specifico il contraccolpo è di tipo fattuale: dacché si parlava di riqualificazione stadio e ammodernamento della struttura d’allenamento, ora si deve tornare indietro sensibilmente. Infatti il club potrà continuare a giocare ma, secondo le recenti direttive, non potrà vendere biglietti, fare merchandising o trasferire giocatori.
Situazione intricata che dovrà essere risolta in qualche modo. Certamente Abramovich non potrà più cercare di divincolarsi da Putin, anche se adesso la voglia c’è. Questo conflitto non conviene a nessuno, se ne stanno accorgendo anche i russi. Abramovich, da principale alleato, dopo questo colpo, potrebbe sedere in prima fila tra i dissidenti.
Quello che sta succedendo con la battaglia economica che vede le due fazioni, occidente e Russia, schierate in fronti opposti, è divenuta un attacco a tutti gli oligarchi. Il governo britannico, sotto la guida di Boris Johnson, ha scelto la via più dura. Infatti, è stato requisito il club gestito dal magnate russo, obbligato a non poter più avere introiti da tale attività .
Un portavoce del primo ministro fa sapere che la volontà di vendere il club c’è, “ma dovrà passare per ulteriori licenze e il benestare del Tesoro”. La ministra dello sport fa sapere, invece, che il club e i tifosi saranno tutelati, come anche il calcio. A rimetterci, per ora, potrebbero essere i giocatori. L’ammontare dello stipendio mensile è di 28 milioni e non si conoscono le riserve economiche del club.
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