Da inizio anno non sono ancora passati due mesi e la strage dei giornalisti uccisi non si arresta in Messico. Questa volta a perdere la vita un report, Heber Lopez Vazquez, freddato a colpi di arma da fuoco nella sua auto
La verità, a volte, uccide. Ed è quello che è successo all’ultima vittima del giornalismo d’inchiesta: il reporter Herber Lopez Vasquez, responsabile del sito di informazione Noticias Web nello stato meridionale di Oaxaca (Messico), freddato da colpi di arma da fuoco mentre era nella sua macchina. Si parla di strage in Messico poiché da inizio anno ad oggi sono 5 i giornalisti assassinati in condizioni simili.
Far tacere delle bocche, chiudere gli occhi, tappare le orecchie. Quando si ha paura che la verità salti fuori, ebbene, l’unico modo per zittire il tutto è togliere la vita.
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Non è ancora chiaro chi abbia ordinato il delitto, purtroppo, andato a buon fine. Due sono i sospettati, arrestati dalle forze dell’ordine locale mentre tentavano di fuggire. Sono state trovate anche le loro armi.
Ieri a perdere la vita è stato il giornalista Herber Lopez Vazquez, ucciso a colpi di arma da fuoco in Messico, ed è il quinto reporter assassinato in simili circostanze nel Paese. Stando ai dati di Reporters Sans Frontieres (Rsf) il conteggio dell’Afp sui giornalisti morti in un mese e mezzo solo in Messico, è allarmante: 5 professionisti dell’informazione fatti tacere per sempre.
Come ormai noto, anche questa volta nessun sospettato è stato arrestato. Le motivazioni sono molte, da indagini svolte in modo superficiale all’indifferenza da parte della politica nonché le forti collusioni tra cartelli della droga. Elementi, questi, che contribuiscono a confermare ancora una volta il Messico come il paese con più omicidi compiuti ai danni dei giornalisti.
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