Morte Attanasio, papà Salvatore a Free.it: “Non ci fidiamo degli arresti. Avevo parlato con Sassoli per…”

Questa mattina dal Congo è arrivata la notizia che la polizia del stato del Nord Kivu ha arrestato sei uomini coinvolti nell’omicidio di Luca Attanasio. Il 22 febbraio 2021, l’ambasciatore italiano era sulla strada di Goma quando la sua carovana fu attaccato da un gruppo armato. In un tentativo di rapimento finito male, pare, fu ucciso Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e Mustafa Milambo, l’autista congolese che lavorava per il Pam, Programma alimentare mondiale dell’Onu. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it , le parole del padre dell’Ambasciatore Luca Attanasio, Salvatore Attanasio.

Morte Attanasio, papà Salvatore a Free.it “Non ci fidiamo degli arresti. Avevo parlato con David Sassoli per…”. Foto da Facebook

A quasi un anno dalla morte dell’Ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Congo insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustafa Milambo, c’è una svolta. Il capo della polizia dello Stato del Nord Kivu, in Congo, ha infatti annunciato di aver arrestato sei persone, coinvolte nel tentato rapimento e nell’omicidio dei tre. Secondo le autorità congolesi, l’autore materiale dell’assassinio di Luca Attanasio, tal “Aspirant” a capo della gang, sarebbe in fuga. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it , Salvatore Attanasio, padre di Luca Attanasio, Ambasciatore italiano morto in quell’agguato micidiale.

Siete contenti di questi arresti, vi fidate delle notizie che arrivano dal Congo?

“A noi sembra un voler mettere una pezza, non abbiamo nessun elemento per dire se è vero, non è vero. Cioè, senz’altro è vero che perché li hanno arrestati ma nessuno ha garanzia che effettivamente siano le persone coinvolte. Abbiamo qualche perplessità. Dai media abbiamo saputo che il presunto killer, l’autore materiale dell’omicidio, sia in fuga e che le autorità congolesi lo stiano braccando. Ma non sappiamo assolutamente nulla. Non sappiamo chi sia, né se sia vero che lo stanno cercando”.

Con il governo italiano avete avuto dei contatti?

“No, noi abbiamo appreso la notizia dai telegiornali. Nessuno del governo ci ha contattato e gli inquirenti italiani non ci hanno contattato. Però comunque, ripeto, finché non abbiamo conferma dalle nostre autorità questo è un fatto di cronaca che non ha nessun valore”.

Da quanto c’è stato l’omicidio, la famiglia ha capito cosa è davvero successo quel giorno? 

L’unica inchiesta in cui noi abbiamo fiducia è quella italiana. L’indagine della nostra magistratura non è ancora chiusa per cui di fatto nessuno sa come sono andate le cose. Finché non si chiude l’indagine, finché i nostri avvocati non possono accedere agli atti, non possiamo dire nulla”.

L’Europa si era interessata al caso di suo figlio?

“Sì, io avevo avuto un colloquio con il Presidente dell’Europarlamento David Sassoli. Ci aveva assicurato il suo interessamento, ci aveva detto di non preoccuparci, che l’Europa avrebbe seguito il caso per avere risposte e giustizia. Soprattutto sul Pam che non vuole collaborare con i nostri inquirenti. Ci aveva assicurato il suo appoggio. Questo prima di Natale. Poi non l’abbiamo più sentito e abbiamo saputo della sua morte. Ci è dispiaciuto tanto”.

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Adesso cercherete di riprendere il discorso con il Parlamento?

“Sicuramente cercheremo di riallacciare un dialogo. Se c’è un supporto in tal senso ovviamente noi lo auspichiamo. Perché la voce dell’Europa è importante su questo discorso. Speriamo che qualcuno ci dia retta”.

Perché il Pam, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, non vuole collaborare?

“Questo è il nocciolo della questione. Vorremmo capirlo anche noi il perché. Tutti vorremmo capire il perché. Loro sono dei testimoni oculari, quindi, non ha nessun senso nascondersi dietro l’immunità. Il loro ostruzionismo alle indagini è vergognoso e inaccettabile”.

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