Sul giallo della morte di Liliana Resinovich spuntano nuovi dettagli che potrebbero far propendere per l’ipotesi di suicidio. Gli investigatori stanno seguendo anche questa pista, dopo gli ultimi sviluppi delle indagini.
Liliana Resinovich potrebbe esseri suicidata. E’ l’ipotesi che ha sorpresa spunta nelle indagini per la morte della donna scomparsa da Trieste lo scorso 14 dicembre. Il suo corpo era stato ritrovato il 5 gennaio in un luogo isolato, in mezzo alla vegetazione. Gli investigatori stanno prendendo in considerazione anche la pista della morte volontaria, dopo che l’esame autoptico non ha portato a nessuna evidenza.
La donna è stata trovata rannicchiata in posizione fetale dentro un sacco nero dei rifiuti, ma aperto. E con la testa infilata in due sacchetti di nylon chiusi ma con un nodo largo. Un modus confuso e poco comprensibile, sia seguendo la pista di un omicidio sia quella di un suicidio. Perché la donna avrebbe dovuto togliersi la vita in un modo così complicato, in un luogo tanto lontano da casa? E se è stato qualcuno a ucciderla, perché non chiudere il sacco e stringere i sacchetti?
“L’ultimo suicida con sacchetto che ho visto si era scolato una bottiglia di vodka, se avesse bevuto solo quella si sarebbe salvato” ha detto Carlo Moreschi, il consulente della famiglia che ha seguito l’autopsia sul corpo di Liliana insieme al medico legale. Fulvio Costantinides. “Si pensa a un’ingestione di sostanze, un avvelenamento, o le ha prese lei o qualcuno gliele ha date, la questione è complicata“.
Ma c’è di più a rendere strano il caso Resinovich. Dall’autopsia, infatti, non è emerso niente che faccia capire come sia morta la donna. Nessun segno di violenza sul suo corpo, nessun segno di colluttazione, niente elementi che facciano propendere per l’asfissia. Una possibilità, dunque, è che qualcuno abbia avvelenato la donna. O che lei stessa abbia preso autonomamente un mix di farmaci. Ma l’idea che si sia suicidata è stata scartata fin dal primo momento dall’amico, ex fidanzato, di Liliana.
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L’uomo, oggi ottantaduenne, aveva subito raccontato agli inquirenti che la donna voleva lasciare il marito e che il week end successivo alla sua scomparsa sarebbero andati via via insieme per qualche giorno. Il marito della donna non sapeva della frequentazione con l’ex fidanzato e ha puntato contro di lui il dito, accusandolo di aver provocato la morte di Liliana. Ma sembra, almeno da quanto emerso finora, che non sia nel triangolo la causa della morte.
A sciogliere i dubbi potrebbe essere l’esame tossicologico, ma ci vorrà ancora un mese per avere dei risultati. E non è detto che possano svelare la verità. Il medico legale Fulvio Costantinides sta continuando le indagini sul corpo di Liliana Resinovich e intanto anche gli investigatori continuano le loro ricerche per capire cosa è successo davvero quel giorno. E sciogliere il mistero.
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