Nirvana, Nevermind non è a luci rosse: respinte le accuse del bambino sulla copertina

I Nirvana vincono la causa contro Spencer Elden, il bambino – divenuto uomo – di Nevermind: la copertina di quell’album non è pornografia.

Nirvana vincono la causa (Getty Images)
Nirvana vincono la causa (Getty Images)

I Nirvana suonano un ultimo, grande, assolo. Quello contro Spencer Elden, il bambino di Nevermind che 31 anni dopo fa causa alla band per aver “sfruttato” la propria immagine: il noto gruppo Rock ha usato il corpo nudo del bambino per una delle copertine più iconiche della storia della musica.

La banconota venne aggiunta in post produzione dal grafico, ma stavolta i soldi sono protagonisti della vicenda: il ragazzo fa causa alla band con l’accusa circostanziata che quella foto fosse pornografia infantile. Accuse pesanti che hanno portato avanti la diatriba legale fra le parti per più di un anno.

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Nirvana, respinte le accuse per Nevermind: Spencer Elden non è vittima di pornografia

La band assolta dalle accuse di Spencer Elden (Getty Images)
La band assolta dalle accuse di Spencer Elden (Getty Images)

Fin quando un giudice della California non ha messo fine alla disputa poiché “non c’erano gli estremi per procedere”, si legge. Elden accusa il colpo e incassa, dal momento che i rappresentanti della band sono sempre meno il risarcimento per eventuali diffamazioni cresce esponenzialmente. Inoltre il giovane si è ritrovato – a causa della sua crociata – in un ginepraio non da poco perchè, se il suo legale lo aveva fatto passare per un “professionista dei rapporti intimi”, coloro che lavorano nel settore a luci rosse, al fine di ricevere un lauto risarcimento, dovrà ricredersi.

Il ragazzo non solo non riceverà niente, ma rischia addirittura una controffensiva giudiziaria – che i restanti tutori dei diritti d’immagine del gruppo di Seattle per il momento hanno deciso di non fare – dopo aver appurato che era solito sfruttare la reputazione della copertina a proprio agio senza nessuna segnalazione. Compresi compensi tutt’altro che minimi. Questa vicenda si chiude in un nulla di fatto, con il rischio di ribaltare situazioni ed equilibri: l’accusatore potrebbe diventare l’accusato, ma probabilmente il vero reato resta sottovalutare certe scelte solo per cavalcare un’onda mediatica.

 

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