Omicidio Ciatti, scarcerato il ceceno detenuto a Rebibbia

Omicidio Ciatti, scarcerato Rassoul Bissoultanov. Il 27enne ceceno aggredì e uccise la sera dell’11 agosto 2017 il giovane originario di Scandicci davanti a una discoteca a Lloret de Mar.

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Omicidio Ciatti, scarcerato il ceceno detenuto a Rebibbia

La Corte d’Assise di Roma ha disposto la scarcerazione di Rassoul Bissoultanov, uno dei due ceceni accusati dell’omicidio di Niccolò Ciatti. Bissoultanov, 27 anni, assieme a Movsar Magovadov, 29 anni anche lui ceceno, la sera dell’11 agosto del 2017 aggredì e uccise il 22enne originario di Scandicci. L’8 gennaio sarebbe dovuto andare a processo con l’accusa di omicidio volontario. Ora sussiste il pericolo concreto che possa fuggire.

La notizia della scarcerazione è stata data dal papà di Niccolò Luigi Ciatti ed è stata confermata dal legale della famiglia, l’Avvocato Agnese Usai. Stando alle ultime indiscrezioni il provvedimento sarebbe legato a un difetto di procedibilità nei confronti di Bissoultanov. Il 27enne ceceno non si trovava sul territorio italiano quando è stata emessa la misura della custodia cautelare in carcere.

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Omicidio Ciatti, il padre: “Temo che non avrò giustizia”

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Omicidio Ciatti, il padre: “Temo che non avrò giustizia”

Quella sera a riprendere il pestaggio c’erano diverse telecamere di sicurezza, fuori dal locale. Immagini fortissime, un video tremendo per la violenza dell’aggressione e l’indifferenza di chi assisteva al massacro. Tanti telefonini a riprendere la scena, nessuno che abbia provato a salvare la vita di Niccolò. Un violentissimo calcio alla tempia, sferrato da Bissoultanov. Lui, che è un picchiatore, un lottatore vero, sapeva come colpire. E colpiva per far male. L’alcol ha fatto il resto. “Ho fatto una cosa orribile”, dirà qualche ora dopo agli inquirenti.

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Una notizia, quella della scarcerazione di Bissoultanov, che lascia sgomenti. Avrei voluto guardarlo negli occhi l’assassino di mio figlio”, ha commentato il padre di Niccolò, Luigi Ciatti. Il rischio è che il 27enne ceceno fugga e il Processo venga celebrato in contumacia. “Ora lui è libero e temo che non lo rivedrò mai più e non avrò giustizia. I tormenti per me e per la mia famiglia continuano, infiniti”, conclude.

 

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