In Turchia la politica monetaria del presidente Recep Tayyip Erdogan preoccupa sempre più gli analisti finanziari, le associazioni degli industriali e le fasce più povere della popolazione. Nel mirino dei critici la gestione dell’inflazione e la svalutazione della moneta nazionale, la Lira turca.
Crolla sempre di più il valore della lira turca. Nonostante le invocazioni ultraterrene di Recep Tayyip Erdogan in merito alla sua politica economica (“Prima o poi con l’aiuto di Dio l’inflazione calerà, la riporteremo al 4%“, ha detto oggi il Presidente turco in conferenza stampa), la moneta nazionale di Ankara ha perso il 10% circa rispetto a euro e dollaro. Questo meccanismo ha portato a livelli record di svalutazione. Un euro si scambia oggi con circa 20 lire turche, 1 dollaro con circa 18.
In perdita anche la borsa di Istanbul, che ha chiuso oggi a -1,35%. In realtà le negoziazioni sono state riaperte dopo un periodo di sospensione, con l’indice che aveva toccato anche il -5%. Un dato che se confermato avrebbe seguito il pesante -8,5% registrato lo scorso venerdì. Non a caso, l’ipotesi di una fuga di capitali inizia a essere presa seriamente in considerazione dagli analisti finanziari.
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Preoccupa enormemente la popolazione anche il dato dell’inflazione. L’indice dei prezzi al consumo a novembre 2021 è schizzato al +21,3% su base annua, ma l’opposizione critica le cifre ufficiali, ritenute inferiori rispetto ai dati reali. Le conseguenze più pesanti si sentono soprattutto sulle fasce della popolazione meno abbienti. Si fa sempre più difficoltà a comprare generi alimentari di base, e il peggioramento del dato brucia anche il valore dei risparmi attuali.
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Dure critiche contro Erdogan però arrivano anche dalla più importante delle associazioni di industriali turchi, la Tusiad, che ha chiesto al leader dell’Akp di “tornare a seguire le regole della scienza economica“. Erdogan sembra però avere tutta l’intenzione di non invertire la rotta. “I tassi di interesse non verranno toccati“, ha affermato oggi il presidente turco, deciso dunque a proseguire quella che ha definito una “guerra di indipendenza economica“.
Gli analisti stimano ad ogni modo che la politica di Erdogan di puntare su una moneta debole per favorire le esportazioni si scontri con la realtà dei fatti. Nell’ultimo intervento della Banca Centrale turca, finalizzato a inserire liquidità nel sistema finanziario di Ankara, sarebbero stati ‘bruciati’ 2.5 miliardi di dollari.
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