Novità nel processo per l’omicidio di George Floyd, il cittadino afroamericano morto per asfissia causata dall’agente di polizia di Minneapolis Derek Chauvin. Quest’ultimo ha per la prima volta ammesso alcune sue colpe.
Derek Chauvin, l’agente della polizia di Minneapolis imputato per l’omicidio di George Floyd, ha per la prima volta ammesso violazioni dei diritti civili nell’ambito della morte del cittadino americano, avvenuta lo scorso 25 maggio 2020. Allo stesso tempo, Chauvin ha però annunciato il ricorso contro la sentenza di primo grado sancita da un tribunale statale, che lo scorso giugno lo ha condannato a scontare 22 anni e mezzo di carcere.
Chauvin infatti, seppur dichiaratosi colpevole di uso eccessivo della forza, ha respinto le accuse di omicidio a suo carico. Lo ha fatto di fronte a una corte del Tribunale distrettuale di St.Paul in Minnesota, dove sta per iniziare il processo parallelo in cui Chauvin è imputato a livello federale in quanto agente di polizia.
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L’omicidio di Floyd è stata una delle pagine più brutte della storia statunitense negli ultimi anni. In particolare dopo la pubblicazione del video in cui Chauvin soffoca lentamente Floyd, tenendogli premuto il ginocchio sul collo per più di 8 minuti mentre lo stesso Floyd ripete più volte ‘”I cant’ breathe“, “Non posso respirare”. Frase divenuta poi slogan del movimento antirazzista americano e di sigle come Black Lives Matter.
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Il processo federale a carico di Chauvin e degli altre tre agenti presenti al momento dell’omicidio, ovvero Thomas Lane, J Kueng e Tou Thao, inizierà a gennaio 2022. La richiesta dei pubblici ministeri federali per Chauvin è di 25 anni di pena.
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