Sudafrica, Andrea Scali di Msf a Free.it “Chiudere le frontiere non funziona. Il virus trova altre strade”

Il Sudafrica è il Paese dove è stata scoperta la variante del Covid nominata Omicron dall’OMS. Ed è diventata ora, il nemico numero uno per molti paesi d’Europa e non solo, terrorizzati dalla nuova mutazione del virus. Ma come stanno andando le cose nel continente isolato dal mondo. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it, Andrea Scali, coordinatore del progetto Covid, HIV/Aids in Sudafrica per Medici Senza Frontiere, racconta la situazione dal paese epicentro della nuova variante. 

Sudafrica. Andrea Scali di Msf ha detto a Free.it che per ora l’indice di infettività e di mortalità di Omicron è basso

Dopo quasi dieci giorni dalla scoperta della variante del Covid definita Omicron dall’Oms, il Sudafrica è rimasto isolato. Gran parte dei Paesi del mondo hanno vietato i voli da e per la nazione ma intanto, che cosa sta succedendo lì? Il racconto, in ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it, di Andrea Scali, coordinatore del progetto Covid, HIV/Aids in Sudafrica per Medici Senza Frontiere.

Com’è la situazione sanitaria per il Covid, alla luce della variante Omicron?

Qui in Sudafrica abbiamo un tasso di vaccinazione basso. In realtà la spaccatura è netta: la popolazione vulnerabile è quella al di sopra dei sessant’anni, qui è vaccinata quasi al 64%. Per lo più, il tasso di vaccinazione generale è basso perché le popolazioni giovani sono molto restie a vaccinarsi e anche perché vivono in aree rurali. C’è una diffidenza vaccinale diffusa tra i giovani, più tra i bianchi che tra i neri. Ma c’è anche una difficoltà di accesso al vaccino in molte aree povere del Paese, nelle baraccopoli, dove magari la gente deve stare in coda delle ore perché scarseggia il personale sanitario. C’è anche da sottolineare il fatto che il 60% della popolazione ormai ha avuto il Covid quindi, se non fosse per la nuova variante, l’ondata che ci aspettavamo per la fine di dicembre non avrebbe preoccupato tantissimo”.

Che idea vi siete fatti di questa nuova variante?

“La recente comparsa di questa nuova variante, che dai primi dati sembra essere più trasmissibile, è un esempio eloquente di come questo virus continui a mutare. Sopratutto in assenza di un accesso equo agli strumenti medici contro il Covid-19 che permettano di affrontarlo. Purtroppo, fin dall’ inizio in Sudafrica, l’approvvigionamento di vaccini è andato molto a rilento, con grandi singhiozzi. Questo ha dilatato la campagna vaccinale. Siamo ancora lontani dal raggiungere il 70% di target che era stato previsto per questo Paese. Ci vorrà molto tempo. Soprattutto per le popolazioni che vivono in aree rurali tra mille difficoltà. Si prevedono tempi lunghissimi”.

Quali sono i sintomi che avete finora riscontrato?

“Va innanzitutto detto, che le informazioni sulla variante Omicron sono ancora molto limitate. E che la situazione continua ad evolvere costantemente. E’ vero che nei primi giorni ha dimostrato un tasso di infettività molto più elevato rispetto alle varianti precedenti. Quasi di quattro, cinque volte. Proprio per questo, la settimana scorsa c’è stata grande attenzione mediatica, perché il numero dei pazienti aumentava. Quello che vediamo oggi, ma è ancora un po’ presto, è che il tasso di ammissione all’ospedale, l’indice di infettività e di mortalità dei pazienti è piuttosto basso. Quindi, al momento non ci preoccupa molto. Quello che più ci inquieta sono le restrizioni che ha messo in piedi l’Europa. In realtà, più che altro queste misure provocano una crisi economica nei Paesi in via di sviluppo. E intanto puniscono i Paesi che identificano queste nuove varianti”.

Sudafrica, Andrea Scali di Msf a Free.it, “Pochi giorni per chiudere, due anni per non fornire vaccini”

Andrea Scali di Msf ha detto che l’Europa ha impiegato pochi giorni per chiudere e in due anni non ha fornito i vaccini

Vi ha sorpreso, da lì, la reazione dell’Europa?

“È incredibile, sono bastati due giorni all’Europa per chiudere le porte al Sudafrica. Eppure, oltre due anni di pandemia non sono stati sufficienti per fornire supporto ai Paesi più in difficoltà nella gestione del virus in modo da evitare il proliferare di varianti. Ma chiudere le frontiere non funziona, il virus trova altre strade. Per questo, noi di Medici Senza Frontiere chiediamo che la risposta dei governi sia fondata su dati comprovati.  Volevo, inoltre, enfatizzare il fatto che il modo migliore per ridurre il rischio di prendere e trasmettere il Covid-19 è tramite la vaccinazione generalizzata. È fondamentale che la tecnologia e la proprietà intellettuale degli strumenti medici e delle vaccinazioni contro il Covid-19 sia condivisa. Consentendo, così ai paesi a medio e basso reddito di accedere più facilmente o di produrre questi strumenti, riducendo, altresì, la mortalità e la morbidità”.

Come sta reagendo la popolazione?

“Questa variante è stata identificata ormai, da quasi 10 giorni qua in Sudafrica. Cosa che da una parte ci conferma come il sistema di sorveglianza epidemiologico del Paese funziona. Ed è un’ottima notizia. Adesso dobbiamo vedere un po’ come evolve questa situazione, soprattutto per il tasso di ammissione, di ospedalizzazione, e di mortalità. Però per il momento non ci aspettiamo grandi lockdown o chiusure da parte del governo, anche perché è un po’ in crisi economica e in crisi politica”.

In Sudafrica il governo pensa di fare qualcosa?

“Sicuramente la nuova variante Covid è in cima all’agenda del Paese. Il problema è anche capire se questa sia una buona soluzione o no, perché soprattutto in paesi dove sussistono forti inuguaglianze a livello economico. E soprattutto, in una Nazione come il Sudafrica, che è endemico di tubercolosi e HIV, si sta vedendo che la concentrazione delle risorse del Ministero della Salute verso il Covid sta lasciando un po’ indietro una risposta alle altre malattie. Quindi, purtroppo credo che nel prossimo futuro vedremo sicuramente grande difficoltà, dopo il Covid”.

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