Il ritrovamento di alcune boccette con l’etichetta “vaiolo” in un centro di ricerca della Merck ha aperto un caso negli Stati Uniti. Campioni della temibile malattia possono essere conservati solo in due stabilimenti a livello mondiale. Indaga l’Fbi.
Ci sono alcune boccette etichettate ‘vaiolo‘, trovate da un lavoratore delle pulizie di uno stabilimento della Merck a nord-ovest di Philadelphia, al centro di un’indagine dell’Fbi americana. L’uomo fortunatamente indossava una maschera facciale di protezione e altri dispositivi di sicurezza, riporta il sito del Guardian citando l’americano Center for Disease Control.
“Non vi è alcuna indicazione che qualcuno sia stato esposto al piccolo numero di fiale congelate“, ha inoltre aggiunto a Yahoo News un portavoce dello stesso Cdc. L’uomo ha aggiunto inoltre che il loro contenuto sarebbe intatto. Si tratta di cinque boccette denominate “smallpox” (“vaiolo” in inglese), trovate dall’uomo insieme ad altre dieci sulla cui etichetta era scritto “vaccinia“. Non è ovviamente detto che le boccette contenessero veramente vaiolo, cosa che verrà accertata da Fbi e Cdc.
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La notizia colpisce perché a poter ufficialmente detenere dosi di una malattia capace di uccidere 300 milioni di persone a cavallo tra Ottocento e Novecento sono soltanto due laboratori nel mondo. Uno è ad Atlanta, negli Stati Uniti, e l’altro a Koltsovo, in Russia. Tutti gli altri campioni della malattia, nota per le febbre e per le pesanti eruzioni cutanee che la caratterizzano, dovrebbero essere in teoria distrutti. L’aver debellato il vaiolo è considerato una dei più grandi successi di salute pubblica della storia. La malattia è infatti una delle uniche due ad essere stata ufficialmente sradicata. L’unica fino al 2011, quando la stessa sorte toccò alla peste bovina.
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Il Guardian riporta inoltre le parole di Richard Ebright, docente di chimica e biologia chimica alla Rutgers University. Per cui le fiale trovate in Pennsylvania – se ne fosse confermato il contenuto – rappresentavano una minaccia alla sicurezza. Chiunque con piani di bio-terrorismo avrebbe potuto trovarle e usarle. Ma bisogna evitare alcun allarmismo. “Per il pubblico in generale non c’è motivo di preoccuparsi“, ha aggiunto Ebright, per cui “è impossibile che possano esserci rischi di epidemia della malattia“.
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