Alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo di Green Pass, schizza la percentuale di prime dosi somministrate in Italia. I sindacati chiedono tamponi a carico delle aziende. Il Governo di riserva di valutare eventuali sgravi, ma il tampone resta a pagamento.
Da domani, 15 ottobre, scatta l’obbligo di Green Pass per accedere al proprio posto di lavoro. E in vista di questa data, migliaia e migliaia di persone sono corse a prenotare il vaccino per ottenere il prezioso foglio verde. Secondo i dati, infatti, nell’ultimo periodo la percentuale di prime dosi è salita al 46% e tra il 16 settembre e il 13 ottobre sono state fatte in media 300mila vaccinazioni.
Il timore di non poter più lavorare ha, quindi, accelerato la corsa al Green Pass. Basti pensare che solo ieri sono stati emessi 563.186 QR code, anche se la metà solo in seguito a tampone. I numeri arrivano dalla piattaforma del Ministero della Salute che monitora costantemente i dati. In totale, finora, sono stati scaricati 98 milioni di certificati.
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Intanto, alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo Green Pass, il tema del costo dei tamponi agita ancora Governo e parti sociali. I sindacati oggi hanno chiesto ancora una volta che il costo dei tamponi sia a carico delle aziende, a patto che il costo venga ridotto e ci sia da parte dei ministeri un contributo.
Ma per ora la richiesta è stata negata. Il Governo, infatti, almeno per ora non intende cedere sulla gratuità dei test anti-Covid. Sugli sgravi alle aziende che pagheranno per i tamponi dei propri dipendenti, invece, la porta resta semi aperta. Se ne continuerà a discutere anche nei prossimi giorni.
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