Vuoi annullare il matrimonio senza pagare un risarcimento? Ecco un cavillo che nessuno conosceva, ma che permette di ottenere facilmente l’annullamento
Stai pensando di divorziare ma non vuoi spendere un euro? Può sembrare incredibile, ma esiste un cavillo che ti permette, in linea teorica, di farlo. Anche se, più che divorzio, si tratterebbe di un annullamento del matrimonio precedentemente contratto. Nel concreto, non cambia molto: il risultato è sempre la possibilità di separarsi dal proprio coniuge senza dover pagare alcun tipo di risarcimento. Una via di fuga molto comoda, per chi vuole intraprenderla, ma che non è possibile per tutte le nozze.

Esiste in effetti una sola circostanza, non proprio frequente, che permetterebbe a uno dei coniugi di poter annullare il matrimonio senza dover ricorrere ad alcun tipo di battaglia legale. Di quale circostanza si tratta? Di una mancata trascrizione delle nozze.
In sostanza, se un matrimonio celebrato in chiesa non viene trascritto subito nei registri dello stato civile, uno dei due coniugi può opporsi alla trascrizione in un secondo momento. E in questo caso, ovviamente, senza la trascrizione nei registri il matrimonio è come se non fosse mai avvenuto, e quindi può legalmente essere annullato con un colpo di spugna.
Annullamento di un matrimonio non trascritto: come funziona e cosa fare
Questo cavillo legale è salito alla ribalta grazie alla vicenda di due coniugi messinesi. Sposatisi nel 2009, l’anno successivo hanno avviato le pratiche di separazione e solo in quel momento si sono accorti che il parroco non aveva mai inviato l’atto ufficiale dello stato civile, non permettendo la trascrizione del matrimonio.
La moglie avrebbe a questo punto voluto regolarizzare la posizione per procedere con la separazione giudiziale, ma il marito si è rifiutato di sottoscrivere la trascrizione tardiva. Ne è seguita una battaglia legale che ha dato ragione all’uomo, legalmente in diritto di poter porre il proprio rifiuto.

Una decisione confermata in ogni grado di giudizio, anche dalla Cassazione. La Suprema Corte ha ribadito infatti un principio chiaro: il coniuge che si rifuta di trascrivere tardivamente il matrimonio non commette alcun illecito, ma anzi esercita il diritto di decidere se attribuire effetti civili a un vincolo religioso.
Questo vuol dire che se la trascrizione non avviene nei cinque giorni successivi alle nozze, cosa che farebbe presumere il consenso, è necessario un atto positivo di volontà da parte di entrambi i coniugi. In assenza di questo, il matrimonio non può essere trascritto e quindi, di fatto, deve essere annullato, senza la necessità di procedere con un divorzio e quindi di dover pagare un risarcimento.
Certo, si tratta di un caso molto particolare e molto raro, ma che chiama i coniugi a una maggiore attenzione, soprattutto nell’assicurarsi per tempo che il parroco compia il proprio dovere e invii l’atto nei tempi prestabiliti.