Il Governo ferma la legge Fornero: ecco a che età si andrà davvero in pensione

L’incremento dell’età della pensione va verso lo stop. Questo il progetto proposto dal Governo, ma le cose non sono così scontate. 

La discussione intorno al sistema pensionistico italiano sono sempre all’ordine del giorno a livello politico. In molti, anche all’interno della maggioranza, spingono per il superamento della legge Fornero. Tuttavia la discussione anima e divide anche il Governo. Uno degli ostacoli principali di ogni tentativo di cambiamento è quello finanziario che si dimostra un problema centrale.

operaio affaticato con trapano in mano
Il Governo ferma la legge Fornero: ecco a che età si andrà davvero in pensione – free.it

Infatti la questione gira intorno alla disponibilità di risorse finanziare, necessarie per sostenere ogni riforma in grande stile. Purtroppo le disponibilità economiche per i progetti di riforma non sono elevate e inoltre devono fare i conti con un andamento demografico assai preoccupante e orientato all’invecchiamento in crescita del Paese.

Quale proposta è stata avanzata per l’età pensionabile

Uno dei pilastri del sistema attuale prevede un adeguamento ogni due anni dei requisiti anagrafici in base all’aspettative di vita registrata dall’ISTAT (Istituto nazionale di statistica). Per il biennio 2027-28 è previsto già ufficialmente un aumento dell’età della pensione di tre mesi.

sagome di uomini e spiccioli
Quale proposta è stata avanzata per l’età pensionabile – free.it

Nel dettaglio si andrà in pensione non più a 67 anni, con la pensione di vecchiaia la prestazione principale del sistema italiano, ma a 67 anni e tre mesi. La pensione anticipata per uomini passerà da 42 anni e 10 mesi di contributi a 43 anni e 1 mese di contributi; mentre per le donne si passerà da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 1 mese. L’idea del governo è bloccare questo meccanismo. Ma ancora non è sicuro se riguarderà soltanto la pensione di vecchiaia o anche quella anticipata.

Quindi uno stop all’automatismo che non trova d’accordo l’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), che difende l’automatismo automatico alle aspettative di vita per non aumentare l’indice di dipendenza dei pensionati ed evitare pensioni troppo basse. Da ricordare che uno stop del genere è stato introdotto nel 2019 per i lavori gravosi (ancora in vigore fino al 2016).

Secondo l’UPB l’adeguamento automatico è necessario per controllare il rapporto tra spesa pensionistica e PIL. Senza correttivi il divario tra pensionati e lavoratori crescerebbe con la sostenibilità dell’intero sistema messa in discussione. Quello che appare evidente è il rischio di pensioni inadeguate per giovani e per lavoratori precari, con carriere instabili.

Lo stesso UPB sostiene che le pensioni future saranno compatibili con quelle attuali, solo il mercato del lavoro sarà in grado di assicurare carriere lunghe, stabili e con stipendi adeguati. Cosa che non appare al momento prioritaria nei progetti di gran parte delle forze politiche e imprenditoriali.

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