Orrore in ospedale, le foto raccapriccianti dei cadaveri pubblicate dalla caposala: l’Ordine del medici condanna

Emergono nuove foto ancora più inquietanti pubblicate direttamente dalla caposala dell’ospedale Perrino di Brindisi: un orrore senza fine di cadaveri dilanianti dalla donna che sorridente dichiara su Whatsapp: “Faccio la sarta”

L’orrenda vicenda che vede come protagonista Isabella Greco, caposala coordinatrice tecnica del reparto di Anatomia patologica dell’Ospedale Perrino di Brindisi si allarga con nuove immagini shock pubblicate a sorpresa sui propri canali social. Sul tavolo dell’obitorio sono immortalati i cadaveri di alcuni pazienti, dilaniati dal bisturi insanguinato della caposala.

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Orrore in ospedale, le foto raccapriccianti della caposala divulgate sui social: feti, cadaveri dilaniati e sangue (ansa) free.it

Come rivela il Corriere del Mezzogiorno, ora la donna deve fare i conti non solo con un procedimento disciplinare a suo carico, ma anche con la denuncia presentato dal direttore generale dell’Asl di Brindisi, Maurizio De Nuccio. L’obiettivo è quello di verificare se nella vicenda ci siano profili di rilevanza penale. Ma non solo la querela, per Isabella Greco arriva anche l’esposto depositato alla procura di Brindisi dall’Ordine dei medici.

Le foto dell’orrore scattate dalla caposala nell’ospedale di Brindisi: feti, cuori sanguinanti e aghi

Nelle foto scattate dalla caposala del Perrino di Brindisi si vede la donna sorridente mentre con l’ago sutura le membra di un cadavere appena sottoposto ad autopsia. A denunciare il tutto ai magistrati è anche il direttore generale della Asl, Maurizio De Nuccio con l’obiettivo di verificare se nel caso specifico vi siano profili di rilevanza penale.

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Le foto dell’orrore scattate nell’ospedale Perrino di Brindisi. Il messaggio shock della caposala (ansa) free.it

Mentre, sempre sul caso shock della caposala Isabella Greco, arriva l’esposto anche dal presidente dell’Ordine dei Medici di Brindisi, Arturo Oliva che afferma, come riportato dal Corriere:Il Consiglio ha deciso di presentare un esposto, analogamente a quanto fatto in altre circostanze per le violenze perpetrate ai danni degli operatori sanitari e agli stessi cittadini, perché, secondo me, in questo caso proprio di violenza si tratta, contro le persone, il bene più prezioso da tutelare”.

Nel frattempo, la donna ieri non si è presentata al lavoro. I colleghi dell’ospedale hanno descritto Isabella come tranquilla, con un espressione in viso rilassata e che di sicuro non trasmetteva preoccupazione. Non sanno se l’assenza della caposala dal lavoro sia dipesa da una malattia o da un giorno di ferie. Non è chiaro, continuano i colleghi, quale sia stato l’intento di Isabella Greco nello scattare quelle foto raccapriccianti per poi condividerle con alcune persone su delle chat Whatsapp.

Le immagini dell’orrore

Tra gli scatti rimasti sulle chat spunta la foto di un cuore umano tenuto su due mani guantate. Così come un altro scatto, ancora più drammatico che immortala un feto senza vita che giace su un lenzuolo bianco insanguinato. Un bambino con la pelle ancora unta dal liquido amniotico, rannicchiato in posizione fatale.

Ancora un’altra fotografia in cui è la caposala protagonista dello scatto che satura il cadavere di un uomo dopo un’autopsia appena conclusa. Immagini impressionanti che, secondo informazioni, sarebbero solo la punta dell’iceberg. Inoltre, spuntano anche altri dettagli inerenti il calendario degli esami autoptici svolti all’ospedale Perrino di Brindisi. In tutto sono 4 svolte rispettivamente: il 24 febbraio, il 15 aprile, il 29 aprile e il 5 luglio.

Ma le immagini che successivamente hanno fatto scoppiare lo scandalo sono riferite all’autopsia svolta il 29 aprile scorso. Le varie fotografie, secondo un macabro schema, sarebbero state disposte in sequenza con l’intento di formare una “storia”. Una vicenda raccapricciante dove ora l’Ordine dei medici interviene fermamente con le parole del presidente Arturo Oliva che spiega: “Il Consiglio ha deciso di presentare un esposto, analogamente a quanto fatto in altre circostanze per le violenze perpetrate ai danni degli operatori sanitari e agli stessi cittadini, perché, secondo me, in questo caso proprio di violenza si tratta, contro le persone, il bene più prezioso da tutelare”.

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