Lorenzo Insigne fa scoppiare il caso a Toronto. L’ex attaccante del Napoli è al centro delle critiche per come ha trattato un tifoso.
Lorenzo Insigne fra dubbi e nervosismo. A Toronto doveva rinascere tra stipendi d’oro e gioco facile, ma così non sembra. L’ex Napoli ha accusato il colpo del trasferimento, perchè forse non è poi così vero che (solo) i soldi fanno la felicità. Conta anche avere una serenità d’animo che il centravanti partenopeo sembra aver smarrito.
L’italiano in Canada, non è l’unico, ma quello più in vista. L’uomo del “tiro a giro” pronto a fare qualsiasi cosa. Anche a deludere e ora che la squadra sembra non andare bene, i tifosi sanno con chi prendersela. Insigne è, infatti, diventato il capro espiatorio ideale: punti che non arrivano e prestazioni non entusiasmanti.
Di fronte all’ennesima partita al di sotto delle aspettative, un tifoso ha risposto all’ex Napoli in malo modo. In tribuna è scattato un parapiglia: Insigne ha chiesto rispetto e stava quasi per aggredire l’uomo che non ci ha visto più dalla rabbia. Poi la moglie lo ha portato via. L’ex attaccante degli azzurri se l’è vista brutta, ma questa situazione non è un caso isolato. Anche Bernardeschi sembra soffrire di una classifica che non rende giustizia a chi in Italia era considerato un campione: entrambi, attualmente, sono ben pagati ma le prestazioni si stanno svalutando.
Questo incide negativamente anche sulla resa in campo. Non c’è spazio per le giustificazioni: la rotta deve cambiare, a partire dall’atteggiamento con i tifosi. Alcuni sanno essere indisponenti, ma non cadere nelle provocazioni è la prima regola per chi ha lo status di campione. Insigne nel mirino, ma l’esame di coscienza non deve farselo soltanto lui. Il Toronto è costretto a inseguire, situazione che va assolutamente cambiata e sovvertita. Serve calma, presenza e consapevolezza.
Tutte cose che, in Canada, al momento latitano. Le prove tuttavia, restano e confermano quanto a Toronto l’aria non sia più respirabile come una volta. Una polveriera che deve cessare, altrimenti ogni partita allo stadio rischia di essere una “guerra fredda” che nessuno – tantomeno Insigne – può permettersi. La strada è ancora lunga, ma la pazienza è già finita.
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