Stupro di gruppo Palermo, diffuse sui social le foto dei 7 aggressori. La rabbia degli utenti: “Vi stiamo cercando…siete finiti”

Dopo lo stupro di gruppo avvenuto a Palermo ai danni di una 19enne, i sette giovani arrestati colpevoli dell’atto violento sono stati presi di mira sui social. Le foto del branco diffuse in rete

Arriva la sentenza social dei sette giovani siciliani che in un capannone abbandonato di Palermo hanno violentato una giovane ragazza di 19 anni lo scorso 7 luglio. Si scatena il caos in rete dopo che le foto degli appartenenti al branco sono state diffuse.

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Stupro di gruppo a Palermo, corteo (ansa) free.it

Da giorni ormai i sette vengono ricoperti di insulti, mentre le foto dei loro volti sono state diffuse con inviti all’azione. Lo stesso copione si ripete come quello già visto dopo la morte della 16enne Michelle Causo a Roma, quando un gruppo di 40 persone, tra cui anche il fidanzato della vittima, ha organizzato la spedizione punitiva all’indirizzo dell’assassino.

Oggi la stessa scena si potrebbe verificare a Palermo: minacce di morte e accuse non solo ai sette indagati accusati dello stupro di gruppo ma anche ai loro parenti. Così è iniziato il passaparola in modo da rendere pubblici gli indirizzi di casa e organizzare gli assalti punitivi.

Stupro di gruppo, sui social presi di mira i 7 indagati. Diffuse le loro foto

Dopo l’orrenda notizia della violenza di gruppo a Palermo c’è chi pare avere deciso di farsi giustizia da solo. Come riporta il Messaggero, sul social X (l’ex Twitter), la parola “stupro” è stata per ben 24 ore al primo posto tra i trend. Stessa cosa per Instagram e TikTok, sui quali i post più condivisi e ripubblicati dagli utenti sono quelli inerenti nomi, cognomi e fotografie dei sette presunti violentatori di Palermo.

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Stupro di gruppo a Palermo, lo striscione contro gli stupratori (ansa) free.it

Sono gli stessi autori che, in chat hanno diffuso il video degli abusi inferti alla 19enne, commentando le immagini con frasi scioccanti del tipo: “Eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l’avevo vista solo nei video porno”. Quella sera, dopo aver violentato a turno la povera ragazza, lasciandola agonizzante a terra, invece di allertare un’ambulanza come lei aveva supplicato di fare, hanno pensato bene di andare a rifocillarsi alla rosticceria all’angolo.

Ora i sette sono finiti in carcere. Si tratta di Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Cristian Barone, Christian Maronia, Samuele La Grassa e Elio Arnao. Con loro anche un minorenne. E mentre si attende l’inizio del vero processo in tribunale, sui social è partito quello parallelo e forse più diretto. Ha detto la sua anche il cantante Ermal Meta che scrive: “Lì in galera, se mai ci andrete, ad ognuno di voi “cani” auguro di finire sotto cento lupi”.

Il processo social e la confessione di uno dei sette indagati

Presa di mira dagli utenti la madre di uno dei sette indagati per stupro la quale, dopo aver difeso il figlio arrestato si riferiva alla vittima definendola: “una poco di buono”. Tante le persone in rete che si sono scagliate contro il commento rilasciato dalla donna.

Una ragazza, come riporta sempre il Messaggero, scrive: “È tutto racchiuso in questa frase, tutto. Come fai a proteggere tuo figlio dopo che ha stuprato in massa?”. Altri commenti pesanti si leggono su TikTok riferiti, questa volta, direttamente agli aggressori. Così c’è chi invoca la “pena di morte”, chi scrive “ti lascerei una pallottola in mezzo agli occhi”. Infine, c’è chi minaccia: “Vi stiamo cercando per tutta Palermo, siete finiti”.

Nel frattempo uno dei minori indagati, diventato maggiorenne solo pochi giorni fa, oggi ha confessato tutto davanti al gip del Tribunale dei minori. Il 18enne ha ammesso le sue colpe dopo che i carabinieri hanno trovato in uno dei cellulari dei 7 accusati un video dello stupro. Il giovane è stato trasferito in comunità. E sempre nella giornata di oggi nel Tribunale di Palermo si terranno altri 3 interrogatori. A inchiodare il branco, non c’è solo la denuncia sporta dalla vittima, i referti medici dell’ospedale e il video girato da uno di loro ma anche le immagini di diverse telecamere di sorveglianza che hanno ripreso il tragitto del gruppo dal centro di Palermo fino al cantiere abbandonato dove sarebbe avvenuto la violenza sessuale.

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