Emanuela Orlandi, molestata la sorella Natalina: accusato lo zio Mario. Lettere segrete e la pista familiare

Natalina, sorella di Emanuela Orlandi avrebbe confessato a un sacerdote gli abusi subiti dallo zio Mario Meneguzzi. Cosa si nasconde dietro lo scambio di lettere tra il sacerdote e la giovane. Una nuova pista da seguire?

A darne notizia è stato un servizio in esclusiva del Tg La7 ieri sera, 10 luglio 2023. Al centro c’è una violenza sessuale che Natalina, sorella di Emanuela Orlandi, avrebbe subito da parte dello zio Mario Meneguzzi tre mesi dopo la scomparsa di Emanuela nel 1983.

Emanuela Orlandi
Emanuela Orlandi, spunta il racconto delle violenze sessuali subite dalla sorelle Natalina da parte dello zio Mario – La7 – free.it

Natalina avrebbe confessato l’abuso da parte del parente a un sacerdote. Al momento, gli elementi indiziari sarebbero già al vaglio delle autorità giudiziarie. Infine, dalle carte consegnate dal promotore di giustizia Vaticana Alessandro Diddi alla procura della Repubblica di Roma, spunta anche uno scambio di lettere che ricondurrebbe all’interno della famiglia Orlandi la scomparsa della ragazza avvenuta nel giugno di 40 anni fa.

Emanuela Orlandi, le lettere segrete e l’abuso subito da Natalina

Un inquietante retroscena prende forma dopo la scoperta di una missiva inviata nel 1983 dall’allora segretario di Stato Agostino Casaroli ad un sacerdote sudamericano 3 mesi dopo la scomparsa di Emanuela. In una delle lettere segrete tra i due viene chiamato in causa lo zio deceduto della ragazza, Mario Meneguzzi. Carsoli, consigliere e confessore spirituale della famiglia Orlandi, risponde a un dubbio sulle molestie sessuali subite da Natalina.

Pietro Orlandi
Emanuela Orlandi, il fratello Pietro continua a chiedere di fare luce sulla scomparsa della sorella (ANSA)

Come riporta questa mattina il Messaggero, la risposta del sacerdote è chiara: “Sì, è vero, Natalina è stata oggetto di attenzioni morbose da parte dello zio, me lo confidò terrorizzata: le era stato intimato di tacere oppure avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi, che gestiva il bar, la aveva fatta assumere qualche tempo prima”.

Lo zio di Natalina ed Emanuela, Mario Meneguzzi è il marito della zia paterna delle due ragazze, Lucia Orlandi. Secondo il servizio giornalistico andato in onda ieri nell’edizione serale del Tg La7, si sottolinea anche che dopo la scomparsa della 18enne Emanuela Orlandi, quando a casa della ragazza arrivavano le telefonate dei presunti rapitori era proprio lo zio Mario a rispondere.

Le indagini sul caso Orlandi, nuova svolta

Dopo le ultime scoperte i pm di Roma titolari dei procedimenti hanno effettuato un confronto tra l’identikit dell’uomo a colloquio con Emanuela Orlandi la sera della scomparsa rilasciata da un vigile e un poliziotto e la foto dello zio della giovane. Dal confronto emergerebbe una netta somiglianza.

Sempre secondo quanto viene riportato nel servizio giornalistico, gli investigatori hanno quindi ripreso in mano tutte le carte della prima inchiesta. Si mettono a confronto le dichiarazioni di Natalina, sorella di Emanuela, che in un vecchio verbale d’indagine raccontò delle violenze subite, con altri atti in modo da capire perché 40 anni fa la pista familiare non venne approfondita.

Qualche giorno dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi nel giugno dell’83, a casa della giovane squilla il telefono. Dall’altra parte della cornetta c’è un uomo che dice di chiamarsi Mario. Racconta di avere un amico che vende cosmetici e di avere letto sul Messaggero del sospetto che la ragazza sia stata avvicinata da un tizio che offriva un lavoro da volantinaggio ben retribuito per la ditta di cosmetici Avon. Poi ci tiene a sottolineare che il suo amico non c’entra nulla con la scomparsa di Emanuela.

Dopo le ultime rivelazioni, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, è arrabbiato. Replica all’Adnkronos dicendo, come riporta il Messaggero: “Hanno passato il limite come non mai…Non possono scaricare le responsabilità di tutto su una famiglia. Non pensano ai parenti? Questa carognata non può passare così. Nessuno ha chiamato né me, né mia sorella, né i figli di mio zio. Non siamo stati chiamati dalla Procura di Roma da nessuno. Mi auguro che questa commissione parlamentare parta e svergogni chi oggi miserabilmente ci ha infangato”.

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