Esami di Maturità per mezzo milione di studenti. Dopo gli scritti è la volta degli orali, ma il rebus università continua.
Mezzo milione di studenti staccano il pass per gli orali degli esami di Maturità. Oggi la scuola è nel mirino anche per eventi non proprio legati alla didattica che finiscono sulle cronache quotidiane. Il percorso dei ragazzi, tuttavia, è variegato e affronta una tappa diversa dopo anni in cui la Maturità è stata un’incognita – per svolgimento e attendibilità – a causa della pandemia.
Ora la prevenzione resta, ma i criteri di valutazione dell’orale restano gli stessi di un tempo. Attenzione all’elaborato: una vera e propria discussione in stile universitario. Si parte da una tesina stabilita per poi spaziare all’interno di tutto il programma annuale. Come se fosse un esame di facoltà.
A tal proposito c’è un problema che la maggior parte degli studenti sta riscontrando: i metodi didattici per molti sarebbero obsoleti. In particolare rispetto alla tempistica: il calendario scolastico attuale non tiene conto del fatto che molte facoltà (quasi tutte) iniziano prima con i test d’ingresso.
Già dall’anno che precede la vera e propria iscrizione: gli studenti di Maturità, quindi, sono delle vere e proprie matricole che camminano e hanno bisogno di tempo per prepararsi. Lo studio, in questo senso, va ricalibrato. Magari con una calendarizzazione diversa che permetta una suddivisione differente del lavoro: questo è l’impegno del Ministro Valditara.
Un cambio di rotta, tuttavia, impossibile da pensare in un batter d’occhio. Riformare il sistema scolastico, sì, ma con i suoi tempi e le priorità necessarie. In primis un raccordo tra istituti e facoltà per lasciare il tempo a quelle che saranno matricole di prepararsi per i test che, in un certo qual modo, sono un esame maggiormente vincolante.
Il punto è proprio questo: fare una scelta diventa arduo, ma la suddivisione del lavoro permetterebbe anche un diverso dispendio di energie. Gestire tutto in maniera innovativa e meno oberante è l’obiettivo. Il post pandemia deve servire a questo: riformare i pilastri della società, l’istruzione è – senza dubbio – uno di questi.
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