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Esami di Maturità, al via gli orali: mezzo milione di studenti pronti a passare, ma è rebus Università

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Andrea Desideri

Esami di Maturità per mezzo milione di studenti. Dopo gli scritti è la volta degli orali, ma il rebus università continua.

Mezzo milione di studenti staccano il pass per gli orali degli esami di Maturità. Oggi la scuola è nel mirino anche per eventi non proprio legati alla didattica che finiscono sulle cronache quotidiane. Il percorso dei ragazzi, tuttavia, è variegato e affronta una tappa diversa dopo anni in cui la Maturità è stata un’incognita – per svolgimento e attendibilità – a causa della pandemia.

Esami di Stato, prove Maturità 2023 (ANSA)

Ora la prevenzione resta, ma i criteri di valutazione dell’orale restano gli stessi di un tempo. Attenzione all’elaborato: una vera e propria discussione in stile universitario. Si parte da una tesina stabilita per poi spaziare all’interno di tutto il programma annuale. Come se fosse un esame di facoltà.

Esami di Maturità, orali al via: resta il rebus Università

A tal proposito c’è un problema che la maggior parte degli studenti sta riscontrando: i metodi didattici per molti sarebbero obsoleti. In particolare rispetto alla tempistica: il calendario scolastico attuale non tiene conto del fatto che molte facoltà (quasi tutte) iniziano prima con i test d’ingresso.

Al via gli orali di Maturità (ANSA)

Già dall’anno che precede la vera e propria iscrizione: gli studenti di Maturità, quindi, sono delle vere e proprie matricole che camminano e hanno bisogno di tempo per prepararsi. Lo studio, in questo senso, va ricalibrato. Magari con una calendarizzazione diversa che permetta una suddivisione differente del lavoro: questo è l’impegno del Ministro Valditara.

Una scuola più inclusiva

Un cambio di rotta, tuttavia, impossibile da pensare in un batter d’occhio. Riformare il sistema scolastico, sì, ma con i suoi tempi e le priorità necessarie. In primis un raccordo tra istituti e facoltà per lasciare il tempo a quelle che saranno matricole di prepararsi per i test che, in un certo qual modo, sono un esame maggiormente vincolante.

Il punto è proprio questo: fare una scelta diventa arduo, ma la suddivisione del lavoro permetterebbe anche un diverso dispendio di energie. Gestire tutto in maniera innovativa e meno oberante è l’obiettivo. Il post pandemia deve servire a questo: riformare i pilastri della società, l’istruzione è – senza dubbio – uno di questi.

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