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Cronaca

Omicidio Niccolò Ciatti, il dolore del padre: “L’assassino si fa la sua vita, che ha tolto a mio figlio”

Published by
Maria Teresa Bianco

A distanza di sei anni dall’omicidio di Niccolò Ciatti, parla il padre del giovane ucciso da Rassoul Bissoultanov in una discoteca in Spagna: “Spero nell’ergastolo”. Nel frattempo, si dovrà attendere la sentenza per il prossimo 5 luglio

Per avere una sentenza definitiva si dovrà aspettare il 5 luglio 2023. Nel frattempo, al processo davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Roma, la pubblica accusa ha chiesto la condanna all’ergastolo per il giovane ceceno Rassoul Bissoultanov, accusato di aver ammazzato il 22enne Niccolò Ciatti in una discoteca di Lloret de Mar in Spagna nel 2017.

Omicidio Niccolò Ciatti, intervista del padre – free.it

Niccolò fu vittima di un atroce pestaggio ripreso da molti cellulari di altri ragazzi che quella sera hanno assistito all’aggressione fuori dalla discoteca spagnola. A causare il decesso del 22enne di Scandicci fu un colpo alla testa sferrato dall’ex campione di MMA, Rassoul Bissoultanov.

L’indagato era stato condannato, in primo grado, a 23 anni di reclusione. Ma ora Bissoultanov risulta latitante. La sentenza italiana è però prevista per il prossimo 5 luglio.

Omicidio Niccolò Ciatti, il killer ancora latitante

Per l’accusa all’omicida vanno riconosciute anche le aggravanti di crudeltà e futili motivi. Come riporta Fanpage, i legali della famiglia Ciatti hanno dichiarato: “Confidiamo nella velocità del procedimento italiano, così da avere una sentenza definitiva in Italia prima che in Spagna”.

Omicidio Ciatti, assassino scappa dal carcere il giorno della sentenza definitiva (Ansa)

Nel frattempo il killer di origini cecene Rassoul Bissoultanov, accusato dell’omicidio del 22enne, risulta ancora latitante dalla scorsa estate. L’indagato sarebbe scappato subito dopo la condanna in primo grado a 15 anni di reclusione durante il processo in Spagna. In Italia, invece, erano stati chiesti 23 anni. Oggi, invece è stato richiesto l’ergastolo.

Secondo quanto raccontato dalla madre di Niccolò Ciatti, l’assassino ha avuto un mese di tempo per programmare la propria fuga ed evitare così il carcere. “Mi sembra che ci sia una lotta tra Italia e Spagna, ma chi ci rimette siamo noi familiari”.

Le parole del padre di Niccolò: “Bissoultanov ha beffato la Spagna, l’Italia e soprattutto Niccolò”

“Spero che i giudici riconoscano anche gli aggravanti all’assassino per futili motivi perché il fatto che Niccolò stava semplicemente ballando in pista insieme ad un suo amico non può giustificare una violenza del genere. Dunque ci sono tutti i termini per riconoscere le aggravanti. Spero che venga condannato all’ergastolo anche se poi rimarrà una condanna “così”, perché il problema principale è che Bissoultanov come ha detto ieri il pm Amelio, ha beffato sia la Spagna che l’Italia, ma soprattutto ha beffato noi e il nostro Niccolò perché è sfuggito alla giustizia”.

Il padre di Niccolò Ciatti continua l’intervista video dicendo: “E’ quasi un anno che è latitante. Potrebbe essere in Spagna, visto che c’è un mandato di cattura europeo ma tanto gli spagnoli non lo cercano. Potrebbe essere da qualsiasi altra parte, in giro, tranquillo e beato. Sicuramente questo non è rendere giustizia a Niccolò, a noi ma credo anche per tutti perché chi commette certi crimini deve pagare. Sicuramente nella giustizia spagnola c’è stata qualcosa che non ha funzionato perché non si può dare un verdetto con una condanna di omicidio volontario aggravato e lasciare questo assassino libero per un mese”.

“Qui non si parla di un bravo ragazzo, ma di una persona che aveva già precedenti penali e che aveva già tentato la fuga in passato. Noi l’abbiamo fatto subito presente ma nessuno ha ascoltato le nostre parole. Hanno detto che non si poteva fare nulla. Però lui l’ha fatto, è scappato. Dalla parte italiana c’è stato un errore incredibile, con una scarcerazione che la Corte D’Assisi di Roma ha fatto lo scorso 21 dicembre, sbagliando come ha poi riconosciuto la Cassazione, che ha detto che lui non doveva essere scarcerato poiché non era stata notificata a noi, come parte offesa, la richiesta di scarcerazione che è uno dei principi cardine della giustizia. Lui continua la sua vita, vita che ha tolto a Niccolò“.

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