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Attualità

Silvio Berlusconi: un Cavaliere a Milano. Dal quartiere popolare alla vetta più alta della città

Published by
Maria Teresa Bianco

Silvio Berlusconi è stato capace di salire sulla vetta più alta di Milano diventando il milanese più famoso del ‘900. Dal quartiere popolare in cui è nato sino alla cima più elevata. E’ lui il ragazzo semplice che diventò Cavaliere

Apprezzato o disprezzato non importa, la realtà racconta che è lui il milanese più famoso degli ultimi decenni. Silvio Berlusconi è stato capace di unire televisione, calcio e finanza in un mix di successo. Il suo, in verità.

Silvio Berlusconi, un Cavaliere a Milano. Dal quartiere popolare a Milano 2 (ansa) free.it

Per anni il Cavaliere è stato in vetta alla sua Milano. Ed è la stessa città che poi gli volterà le spalle nel secondo Millennio come dimostrano i pochissimi risultati elettorali di Forza Italia aggiunte alle diverse contestazioni pubbliche.

Ma per 30 anni Berlusconi con quel sorrisetto a metà strada tra gentilezza e furbizia, ha rappresentato nel mondo l’essere milanese, l’uomo del Nord produttivo e rampante, portando a casa un successo dopo l’altro.

Silvio Berlusconi, da via Volturno a Milano 2

Nato nel 1936 in via Volturno, in un quartiere popolare abitato da artigiani e famiglie di operai, Silvio Berlusconi conosceva la vita, quella dei sacrifici e della sveltezza di pensiero che devi avere se vuoi elevarti. E lui voleva elevarsi.
Se intorno alla vita di Berlusconi esistono mille leggende e aneddoti, Milano resta la sua anima. Secondo alcuni, la sua idea capitalista pare sia nata proprio dal quartiere popolare in cui il cavaliere è cresciuto in epoca di guerra, tra macerie e ristrettezze economiche.

Silvio Berlsuconi, il cavaliere di Milano. (ansa) free.it

E forse è proprio da quelle macerie che si sedimenta in lui quel senso di rivalsa, di costruzione, di possedere case, molte, eleganti, a volte un po’ eccessive. E il sogno da ragazzo diventa realtà con la costruzione di ben due quartieri: Milano 2 e Milano 3. Lo spirito di iniziativa di certo non mancava in lui ma è anche grazie a un prestito ottenuto dalla banca dove lavora sua padre che Silvio ha la possibilità di costruire le prime case, quelle dedicate a mamma Rosa e alla amata cugina Lidia.

Milano 2 diventa il suo quartier generale ed è da qui che negli anni ’70, Silvio Berlusconi vola alto. La decisione della Corte costituzionale stabilisce che la Rai non può avere il monopolio delle trasmissioni radiotelevisive. Nasce così il Biscione, che diventerà non solo il simbolo di Canale 5, ma anche degli italiani. Molti non si domandano da dove provenga tutta quella “fortuna” in Silvio. Il popolo è diviso tra chi lo venera e vede solo capacità in lui e chi non lo apprezza affatto perché vede soprattutto aiuti esterni e soldi misteriosi.

L’avanzata del Milan e le coinquiline di via Olgettina

Nella scalata al successo di Silvio Berlusconi il Milan resta una delle tappe più importanti. Quando venne acquistato dal Cav, gli elicotteri con i calciatori al suo interno atterrarono all’Arena con Berlusconi che preannunciava grandi vittorie all’orizzonte. All’inizio sembrava una gran “buffonata”, un po’ troppo favolistica ma poi con il tempo anche gli interisti si rassegnarono a un Milan di campioni, di coppe e scudetti conquistati.

Allo stadio San Siro, a vedere il suo Milan, lui c’era quasi sempre. Posto riservato in tribuna d’onore, ovviamente. Lo si vedeva sempre esultare o arrabbiarsi, a seconda dell’andamento della partita. Così come era sua consuetudine lasciare il posto alcuni minuti prima del triplice fischio dell’arbitro. Ma per andare dove rimane un mistero.

Tante le leggende anche in questo caso e, anche se non hanno nulla a che vedere con altre questioni ritenute di maggiore importanza, il dubbio rimane. Come nel caso di via Olgettina. In quella strada c’era un residence dove vivevamo senza spendere nulla alcune delle stravaganti invitate alle famose “cene eleganti” di Arcore. Si vociferava che spesse volte in quel residence erano ospitati anche manager giapponesi. E chissà cosa pensavano nel vedere le altre “coinquiline” girare indisturbate per la struttura. Ma quella è un’altra storia. Quella non è la vera faccia della Milano berlusconiana. Oppure sì?

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