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Cronaca

Morte Giulia Tramontano, Impagnatiello fa ritrovare arma del delitto: l’avvocato rimette il mandato

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Alessandro Artuso

Il barman che ha confessato il delitto di Giulia Tramontano e del figlio che la 29enne aveva in grembo si trova in carcere: Alessandro Impagnatiello avrebbe fatto ritrovare l’arma del delitto. Il suo legale spiega la rinuncia al mandato. 

Alessandro Impagnatiello è il ragazzo 30enne che ha confessato di aver ucciso Giulia Tramontano a Senago, in provincia di Milano, cercando successivamente di bruciare il suo corpo per ben due volte. La donna era al settimo mese di gravidanza e il caso ha sollevato profonda indignazione.

Giulia Tramontano è la giovane uccisa a Senago, cosa emerge dopo la sua morte (Immagine Rete)

L’uomo si trova in una cella per i detenuti considerati a rischio che si trova nel quinto raggio. Ha ripetuto diverse volte che avrebbe pensato di togliersi la vita, da qui una maggiore attenzione, specialmente vista la situazione in essere.

L’annuncio dell’avvocato

Impagnatiello non avrebbe avuto alcun contatto con le altre persone detenute: il rischio è quello di una possibile aggressione, da qui tutta una serie di misure preventive. In ogni caso, però, le sue condizioni permettono al momento di mantenere il regime carcerario.

Nel frattempo l’avvocato Sebastiano Sartori, il legale che difende Impagnatiello, ha annunciato di aver rimesso il suo mandato. Parlando con i giornalisti a palazzo di giustizia a Milano si è limitato a dire che la questione è personale e resta tra lui e il suo ex assistito. Fonti investigative invece parlano di timori del legale per aver ricevuto minacce social.  Questa mattina l’ex legale ha avuto un incontro in carcere a San Vittore con Impagnatiello. Il killer di Senago starebbe acquisendo consapevolezza di ciò che ha fatto, dice il suo ex avvocato.

Alessandro Impagnatiello durante le ore precedenti all’arresto (ANSA)

L’arma del delitto

Sul fronte indagini tra gli altri gli investigatori non escludono che Impagnatiello non abbia agito da solo. Poi il riferimento va all’arma del delitto, per la precisione un coltello. “Lui lo esclude. I dubbi degli investigatori, dovete chiederli a loro. Non l’ha buttato. Ha detto specificatamente dove sia“, ha spiegato Sartori ai microfoni della Rai.

Nel frattempo l’Agi parla di un altro detenuto con il quale starebbe condividendo gli spazi in una cella del quinto raggio: si ipotizza qualcuno che abbia commesso la stessa tipologia di reato. Intanto l’allerta cresce dopo le parole di Impagnatiello. “L’unico pentimento che abbia un senso è togliermi la vita“, avrebbe dichiarato il 30enne dopo la confessione.

Scelto il giorno dell’autopsia

Nel frattempo per il prossimo venerdì 9 giugno è stata programmata l’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, ragazza uccisa lo scorso 27 maggio dal suo fidanzato Alessandro Impagnatiello. Il barman 30enne ha confessato di aver accoltellato la compagna, tentando successivamente in due circostanze di bruciare il suo corpo.

Nella giornata di martedì 6 giugno 2023 è invece in programma l’accesso nell’appartamento in cui sarebbe avvenuto il delitto, nonché nel garage in cui è stato nascosto il corpo. I rilievi di natura scientifica serviranno a comporre un quadro già di suo alquanto agghiacciante.

I carabinieri presenti vicino la casa in cui abitava Giulia Tramontano con il compagno Alessandro Impagnatiello (ANSA)

Sta di fatto che il corpo della ragazza è stato ritrovato fra le sterpaglie, nel mezzo di alcuni box non molto distanti dall’abitazione in cui la coppia viveva da tempo. Intanto l’avvocato Giovanni Cacciapuoti, incaricato dalla famiglia di Giulia, ha parlato della tragedia e delle ipotesi dopo la sua scomparsa.

Era difficile pensare che la loro figlia in attesa di un bimbo, nonostante il naufragio della relazione sentimentale, si fosse volontariamente allontanata da casa“, ha spiegato il legale all’agenzia stampa ANSA.

Programmati quindi degli accertamenti irripetibili, di natura scientifica, proprio all’interno della casa in cui la 29enne è stata uccisa. L’avvocato ha ribadito di non aver nominato alcun consulente di parte, spiegando al contempo di affidarsi a quelli dei pubblici ministeri. Lo stesso avvocato di Impagnatiello ha invece spiegato di aver depositato l’atto di rinuncia alla difesa dell’uomo presso la Procura di Milano. “È stata una questione fra me e il mio assistito“, ha spiegato senza rilasciare altri commenti.

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