Non bastava lo scandalo sui dipendenti “furbetti” dell’Ama che rubavano il gasolio dai mezzi, ora i furti riguardano anche il rame e i buoni spesa. Accusati 17 operai
Dopo la grande quantità di gasolio sottratto dai mezzi Ama da parte di diversi dipendenti – quasi 300mila litri solo tra il 2017 e il 2020 – ora l’azienda municipalizzata capitolina sui rifiuti fa luce su altre sparizioni. Si tratta di rifiuti che invece di essere avviati al processo di riciclo, finiscono al mercato nero.
A lanciare l’allarme con una segnalazione, questa volta sono alcuni responsabili dell’impianto di Pomezia alla sede centrale di Roma, che a seguito delle prime verifiche effettuate tra gennaio e febbraio scorso riscontra un impegno minimo e superficialità nello svolgimento dell’attività lavorativa.
Ma dalle indagini private viene a galla ben altro. Ovvero che i dipendenti, come riporta stamani la Repubblica: “abbandonavano il nastro che gli era stato assegnato e facevano la cernita su un’altra linea, sotto la quale si disponeva una sacca in cui inseriva esclusivamente materiale di interesse personale e facilmente commerciabile, quale punti fedeltà, cavi elettrici e similari”. Ma non finisce qui.
Ai 17 dipendenti “ladri” dell’Ama viene contestato il reato di furto. Ad alcuni di questi è stata contestata anche “l’interruzione anticipata turno di lavoro”. Un altro invece, è stato accusato di non volgere il suo lavoro, “intrattenendosi invece in lunghe conversazioni con i colleghi, salvo poi recuperare i materiali illecitamente sottratti per riporli all’interno dello spogliatoio”.
I 17 dipendenti dell’azienda municipalizzata capitolina dei rifiuti sono accusati anche di aver rubato i punti fedeltà: ovvero i bollini premio, che i supermercati destinano ai clienti migliori e che dopo un po’ gettano nella pattumiera perché in surplus. Ma non solo, i “furbetti dell’Ama” avrebbero fatto sparire bottiglie di plastica, vecchi fili elettrici – dai quali si ricava il rame – , lattine e imballaggi, per poi essere rivenduti facilmente.
Viene loro contestata dunque: la sottrazione di materiale, l’interruzione anticipata del turno di lavoro, lo svolgere a fini di lucro o a titolo gratuito, durante l’orario di lavoro, attività differenti da quelle assegnate dall’azienda”. Dalle verifiche interne l’Azienda ha puntato il dito contro ben 17 addetti di Pomezia.
L’Ama ha assoldato alcuni investigatori privati i quali hanno messo all’interno del luogo dove avvenivano i furti alcune telecamere nascoste. Nei filmati registrati si vede tutta l’attività illecita da parte dei dipendenti che non si limitavano solo a separare gli scarti, ma erano carichi di “altro” materiale.
Dalla lettera di contestazione firmata dalla direzione del personale aziendale, si legge che i dipendenti erano abituati ad “uscire dall’impianto con una busta colma di materiale illecitamente sottratto”.
Ora i vertici dell’Ama hanno avviato un’indagine disciplinare interna. Se le accuse ai 17 operai truffaldini saranno confermate, rischieranno il licenziamento. Da canto loro, i dipendenti accusati si sono sempre dichiarati innocenti.
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