Reddito di Cittadinanza, la nuova misura d’inclusione partirà da settembre: norma che aveva fatto discutere (anche) per le sanzioni.
Reddito di Cittadinanza, si cambia: la misura finisce in soffitta. Il provvedimento, bandiera del precedente Governo – prima della guida tecnica di Draghi – dovrebbe andare a finire in un cassetto a partire dal 1° settembre 2023. In quella data dovrebbe cominciare l’iter per accedere a MIA (Misura d’Inclusione Attiva): la nuova riforma che segna discontinuità con il passato per assicurare – secondo le stime – nuovi posti di lavoro.
La distinzione netta fra occupabili e non occupabili, tuttavia, non piace a coloro che avrebbero voluto maggiore flessibilità. La risposta del Governo è stata quella di volersi difendere e prevenire i “furbetti del reddito”, ma le opposizioni tuonano con un dato: 260mila persone.
Coloro che resteranno escluse dalla misura per mancanza di requisiti e con cui bisognerà fare i conti. Senza aggiungere ulteriori perplessità sullo sviluppo e l’attuazione. L’importante – secondo l’attuale esecutivo – è aver ripristinato la norma che condanna coloro che utilizzavano il reddito a scopo di lucro.
Percepivano, in altre parole, l’incentivo senza averne effettivamente bisogno. Qualche anno fa anche diversi esponenti della politica furono individuati fra i colpevoli. Negligenza, ma anche vera e propria truffa ai danni dello Stato: un raggiro imperdonabile che è costato – in taluni casi – persino il posto.
Non basta cambiare le teste, occorre modificare la mentalità: il punto è proprio quello di riuscire a individuare la norma precisa che dia certezza della pena in caso di raggiri confermati. In presenza di nomi e cognomi bisogna agire. Nello specifico, il Governo ha impiegato 4 mesi per ripristinare la tagliola su coloro che percepivano il reddito in maniera indebita, ovvero mostrando una povertà fittizia: ora, con il ritorno e l’immissione di nuovi incentivi – MIA in primis – riprende anche la caccia a coloro che giocano sulla precarietà.
Quelli che mostrano una situazione economica diversa dalla corrente. Plauso da parte delle autorità giudiziarie che, però, sullo sfondo si chiedono che fine faranno i processi antecedenti: i casi che, in questi 4 mesi di impasse, sono finiti nel dimenticatoio oppure rinviati in attesa di capire come si sarebbe dovuto agire. Il Governo deve fare i conti anche con questa falla che, ben presto, ritroverà una dimensione. Nel caos che ci sarà dopo l’estate, aspettando ulteriori certezze.
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