Inchiesta Covid, proseguono le indagini degli inquirenti di Bergamo riguardo la mancata zona rossa nei comuni della Val Seriana: gli sviluppi.
Il tempo si ferma idealmente e tutto torna a due anni fa. L’incertezza, la paura e le decisioni da prendere in fretta: il Covid ha messo in subbuglio l’Europa e non solo. Tutto parte dalla Cina, Wuhan e poi l’Italia. Il resto è storia: lockdown, colori, zone rosse, gialle e bianche. L’arcobaleno della speranza ora si trasforma in indagine: Conte e Speranza nel mirino degli inquirenti per chiedere delucidazioni su qualcosa che sembra effettivamente non tornare.
L’attenzione è al 4 marzo del 2020: quando tutto è cominciato. Le prime restrizioni serie e l’attenzione alla Lombardia. Val Seriana, Alzano Lombardo e Nembro: tre punti, un destino. Gli inquirenti affermano che si sarebbe dovuta istituire una zona rossa preventiva a partire da loro. A cominciare dal 3 marzo di quell’anno.
Conte esitò, ma c’era una circolare pronta ad affermare il contrario: una bozza di documento firmata soltanto da Roberto Speranza. Ministro della Salute di allora che sembra essere stato intenzionato a rispettare la tabella di marcia del Cts. Comitato Tecnico Scientifico. Termini che pensavamo di aver introiettato per poterli idealmente rimuovere tornano per dire che si potevano – potenzialmente – evitare 4000 vittime. Solo con un provvedimento spostato di pochi giorni.
Conte, nella fattispecie, ha dato mandato di far partire la zona rossa dal 6 marzo. In tutta la Lombardia. Agendo d’anticipo, come avrebbe comunicato l’Oms, ci sarebbe stato un riscontro diverso. Il senno di poi, ma per la Procura di Bergamo c’è di più: per questo parte l’indagine per epidemia colposa. A fronte anche del documento riemerso dai cassetti che mostrerebbe la sola firma di Roberto Speranza: atto che scagionerebbe l’ex Ministro dalle accuse.
Tutt’altra storia per l’ex Premier che ora dovrà dimostrare la sua esitazione. Perchè ha cambiato i programmi? Cosa l’ha spinto ad agire diversamente? Tutte questioni che tornano a galla, come un mantra malinconico dal retrogusto amaro. Le famiglie delle vittime aspettano spiegazioni. Capire, al momento, sembra impossibile.
Prova a mettere una toppa l’ex Ministro Speranza: “Profonda amarezza – dice – non sapevo nulla, apprendo della vicenda dai giornali. In qualità di Ministro ho dato il massimo”, ma evidentemente non è bastato. Per questo si continua a indagare.
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