Sono stati resi noti gli esiti dell’autopsia sul corpo di Saman, la 18enne pachistana i cui resti sono stati ritrovati i il 18 novembre scorso in un casolare diroccato a 700 metri dall’abitazione della famiglia a Novellara, nel Reggiano.
L’esame è stato svolto al Labanof, il laboratorio di anatomatopologia forense dell’Università di Milano, da Cristina Cattaneo e Dominic Salsarola, periti incaricati dalla Corte d’Assise di Reggio Emilia. All’incidente probatorio hanno assistito gli avvocati delle difese e di parte civile coi consulenti da essi nominati.
Quanto emerso dagli accertamenti ha confermato che i resti sono della ragazza. Gli abiti indosso al cadavere corrispondono a quelli utilizzati dalla ragazza. “Saman aveva addosso i jeans sfilacciati da lei sul ginocchio per essere alla moda e la felpa. I vestiti sembrano essere proprio quelli riconducibili al video che la riprendevano davanti a casa nelle sue ultime ore prima della scomparsa“, ha detto all’ANSA, l’avvocato Barbara Iannuccelli che rappresenta l’associazione Penelope come parte civile al processo per l’omicidio della 18enne pachistana.
“Aveva ancora addosso una cavigliera e un braccialetto di quelli portafortuna colorati, ma anche un paio di orecchini. E una folta chioma di capelli“, ha descritto l’avvocato.
L’esame autoptico sui resti è durato oltre sette ore, ma serviranno altri accertamenti per stabilire le cause della morte. Di certo sembrerebbe che sia stata una fine atroce.
“Non è possibile ad oggi stabilire che ciò che abbiamo visto durante l’autopsia sia riconducibile alla morte di Saman. Serviranno altri esami“, ha aggiunto l’avvocato Iannuccelli. “Il corpo di Saman era integro, ma saponificato. Per fortuna però i tessuti consentono degli accertamenti“, ha detto il legale.
“Dall’analisi esterna del corpo – continua Iannuccelli – sono emersi scollamenti e abrasioni che possono essere dettati dall’effetto tappo, essendo stata sotto terra per un anno e mezzo“. Non sono stati rilevati tagli alla gola: “sarebbe fuorviante definirlo tale – dice Iannuccelli – e tanto più ricondurlo a causa di morte di Saman. Non vi è neppure certezza che quello visto possa essere un taglio. Potrebbe essere uno scollamento di tessuto post mortem. A riguardo sono necessari esami istologici che saranno svolti nei prossimi giorni per capire se fossero lesioni irrorate di sangue e quindi risalenti a quando Saman era ancora in vita. Ad oggi, ripeto, nessuno è in grado di dirlo“.
La Corte ha fissato, il 23 novembre scorso durante l’udienza di conferimento, in 60 giorni il termine ultimo per i risultati. Il 10 febbraio, invece, comincerà il processo a Reggio Emilia. Cinque gli imputati: lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq (tutti e tre in carcere), il padre Shabbar Abbas (arrestato un mese fa in Pakistan, dove si è in attesa dell’udienza che decida sull’estradizione) e la madre Nazia Shaheen, ancora latitante. Devono tutti rispondere di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e soppressione di cadavere.
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