Indonesia, la legge sul matrimonio che fa discutere | Cosa succede ai trasgressori

Mentre tra pochi giorni entreremo nel 2023, sembra che molte zone del mondo stiano tornando indietro. Una di queste è l’Indonesia, che sta per varare una serie di leggi, e di punizioni, molto discutibili. Soprattutto quelle sulle relazioni extraconiugali. 

L’Indonesia fa un ulteriore passo indietro rispetto alla libertà e alle scelte. E in linea con le decisioni degli ultimi anni, ha pronto un nuovo Codice penale, che dovrà essere approvato a breve dal Parlamento, nel quale ci saranno pene esemplari anche per cose che in occidente vengono considerate “quotidiane”.

Indonesia, la legge sul matrimonio fa discutere

Indonesia, cosa prevedono le nuove leggi dello stato

Nel pacchetto di proposte, che ci si augura non vengano approvate, una di quelle che fa più discutere riguarda il sesso fuori del matrimonio. Chi verrà scoperto potrà essere punito con una pena che arriva fino ad un anno di carcere. Nello stesso pacchetto di “riforme” legislative verrà inoltre vietato di insultare il presidente o le istituzioni statali e di esprimere opinioni contrarie all’ideologia dello stato indonesiano. Vietata, neanche a dirlo, la convivenza prima del matrimonio.

Questo nuovo codice, che ha visto una lunga gestazione, dovrebbe essere approvato a metà  dicembre, come annunciato dal viceministro della giustizia indonesiano, Edward Omar Sharif Hiariej.Siamo orgogliosi di avere un codice penale in linea con i valori indonesiani“, ha dichiarato. Bambang Wuryanto, uno dei legislatore-firmatari del pacchetto di norme.

Indonesia, le riforme sotto la spinta islamica

In un Paese come l’Indonesia in cui sono anni ormai che si sta tornando indietro con i diritti di qualsiasi genere, la spinta a queste riforme “retrograde” arriva con il sostegno di potenti gruppi islamici. Gli oppositori sono sul piede di guerra sostenendo che le leggi in approvazione, andranno a invertire le riforme liberali varate dopo la caduta nel 1998 del leader autoritario Suharto. Già nel 2019 una bozza di quella definitiva attuale, doveva essere approvata, ma in quel periodo, ci furono feroci proteste popolari a livello nazionale. 

Decine di migliaia di persone erano scese in strada per manifestare per difendere i diritti civili, in particolare contro quella serie di leggi con le quali il governo intende limitare la libertà di parola e indicare quale debba essere la giusta moralità dei cittadini. Dopo quegli episodi, qualcuna delle leggi è stata modificata, e negli ultimi mesi il governo ha tenuto consultazioni pubbliche in tutto il paese, per fornire informazioni sui cambiamenti. È stata, ad esempio, inserita una disposizione che potrebbe consentire la commutazione della pena di morte in ergastolo dopo 10 anni di buona condotta. Ma la criminalizzazione dell’aborto, con l’eccezione delle vittime di stupro, e la reclusione per “magia nera”, rimangono nel codice.

Indonesia, le nuove leggi potano indietro il paese di decenni

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Secondo l’ultima bozza, datata 24 novembre, il sesso al di fuori del matrimonio, che può essere denunciato solo da soggetti limitati come i parenti stretti, comporta una pena detentiva massima di un anno. Insultare il presidente, un’accusa che può essere denunciata solo dal presidente, prevede un massimo di tre anni.  L’Indonesia, che è la nazione a maggioranza musulmana più popolosa al mondo, ha centinaia di regolamenti a livello locale che discriminano le donne, le minoranze religiose e le persone Lgbtq+. 

L’approvazione di questo nuovo codice sarebbe una “enorme battuta d’arresto per la democrazia indonesiana“, ha spiegato Andreas Harsono di “Human rights watch”. Il viceministro della giustizia ha respinto le critiche, affermando che la versione finale della bozza garantirebbe norme comuni per tutti e imporrebbe alle autorità regionali di aderire alla legislazione nazionale, non rappresentando, quindi, una minaccia per le libertà democratiche. La versione rivista del codice penale è la prima a essere discussa da quando l’Indonesia ha dichiarato la sua indipendenza dagli olandesi nel 1945.

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