La nuova legge di bilancio è pronta e prevede la tante attese e commentare nuove regole per la pensione. E’ Quota 103. Ormai manca poco, perché dal 1 gennaio l’età per richiedere la pensione scende a 62 anni. Però, attenzione, perché aumentano gli anni di contributi necessari che diventano 41. E opzione donna e ape sociale, come cambiano? A Free.it Paolo Andruccioli, esperto di sistemi pensionistici. Collabora con Sbilanciamoci.info
Ora che la riforma delle pensioni c’è, la preoccupazione dei lavoratori è capire come funzionerà? Come si potrà calcolare la pensione? In che modo è stata modificata l’ape sociale e l’opzione donna? Ecco, dunque, cosa è stato deciso e quanto ammonterà la pensione.
Qual è il tuo giudizio su questa riforma delle pensioni?
“La prima cosa che colpisce è una sorta di “tradimento” delle promesse elettorali. I partiti al governo avevano annunciato la riforma della Legge Fornero e invece non solo non l’hanno avviata, ma hanno anche ridotto i parziali correttivi che erano stati introdotti dai governi precedenti: Quota 100 (che diventa Quota 103 solo per pochi) Opzione donna che viene praticamente abolita anche se prorogata formalmente. Niente per i giovani, i pensionati futuri. E soprattutto un taglio consistente alla rivalutazione delle pensioni in essere. Vengono colpite le pensioni oltre i 2000 euro lordi. Ma si tratta di pensioni intorno alle 1500 euro, ovvero pensioni di gente che ha lavorato in fabbrica o di semplici impiegati.
Dati sono tratti da uno studio dell’Ufficio Previdenza Cgil. Il saldo delle risorse previsto dal governo sul “capitolo pensioni” non mente: nel 2023 a fronte di 726,4 milioni di euro che finanziano i diversi interventi (Quota 103, Opzione donna, Ape sociale e altro), si sottraggono al sistema ben 3,7 miliardi di euro tra taglio della rivalutazione delle pensioni in essere (-3,5 miliardi solo nel 2023) e abrogazione del fondo per l’uscita anticipata nelle PMI in crisi (-200 milioni). Se si considera il triennio, le mancate rivalutazioni ammonteranno a 17 miliardi. In realtà, le risorse che saranno effettivamente spese saranno poco più di un terzo: 274,3 milioni, con un risparmio di 452,1 milioni”.
Come funzionerà?
“Per il governo, dal punto di vista della cassa funzionerà bene, perché risparmia un sacco di soldi. Per i pensionati male. L’unica cosa positiva è la parziale rivalutazione delle pensioni minime. L’aspetto parzialmente positivo riguarda l’indicizzazione maggiorata degli assegni pensionistici “minimi” e di quelli più bassi, che saliranno ad almeno 570 euro il prossimo anno e a circa 580 quello successivo.
Quota 103 e Opzione donna, Paolo Andruccioli a Free.it | “Per pensionati poveri poca roba…”
Per gli assegni con un importo pari o inferiore a 525,38 euro mensili (6.829,94 l’anno) scatterà una rivalutazione maggiorata dell’1,5% nel 2023 (571,5 euro al mese). E del 2,7% nel 2023 (circa 580 euro). Il costo previsto per questa misura è di 210 milioni il prossimo anno e di 379 milioni in quello successivo. Ma nelle tasche dei pensionati poveri ci sarà poca roba. La cena di Natale. Con caffè e amaro.”
E opzione donna e ape sociale?
“Prevede l’uscita anticipata con Quota 103, nel mix 62 anni d’età e 41 di contributi. E bonus Maroni del 10% per chi la rinvia congelando però l’assegno. La proroga di Opzione donna è limitata però solo alle caregiver e alle donne invalide civili con 60 anni e 35 di contributi. E con sconto anagrafico di un anno (59) per le lavoratrici con un figlio, che raddoppia (58 anni) per quelle con almeno due figli. In questo caso, viene esteso anche alle licenziate. Poi si prevede il prolungamento di un anno di Ape sociale nell’attuale versione. In generale, questa riforma non è soddisfacente. Mi sembrano misure insufficienti e costruite solo per risparmiare. Non risolvono i problemi”.