llva, storia di un disastro: la Corte d’Assise stronca la gestione Riva | Le motivazioni

La Corte d’Assise, a distanza di diciotto mesi dalla lettura del verdetto del processo Ambiente Svenduto, sul presunto disastro ambientale causato dall’ex Ilva, ha depositato le motivazioni della sentenza con cui in primo grado sono state condannate 26 persone tra dirigenti, manager e politici.

E se sul fronte giudiziario sono i giudici a criticare l’azione del siderurgico. Sul piano industriale, invece, è il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a non vedere prospettive.

llva, storia di un disastro: la Corte d’Assise stronca la gestione Riva

Saliamo su un treno in corsa che sta deragliando“, ha detto il ministro delle Imprese Adolfo Urso che ha anche evidenziato che ArcelorMittal,contravvenendo agli accordi presi, produce tre milioni di tonnellate” mentre “ne avrebbe dovuti produrre sei“. Quanto al “miliardo” previsto come iniezione di “risorse”, ribadisce che “vogliamo sia condizionato alla governance“.

Le parole del ministro fanno il paio anche con le motivazioni della sentenza dei giudici del processo Ambiente Svenduto, sul presunto disastro ambientale, depositate nelle scorse ore.

Ilva, le motivazioni della sentenza non lasciano dubbi: gestione della fabbrica “disastrosa”

I giudici parlano di una gestione della fabbrica “disastrosa” da parte dei Riva che avrebbe messo “in pericolo concreto la vita e la integrità fisica dei lavoratori dello stesso stabilimento” e quella “dei cittadini di Taranto“.

Ilva, le motivazioni della sentenza non lasciano dubbi: gestione della fabbrica “disastrosa”

I magistrati si concentrano sui “danni alla vita e all’integrità fisica che, purtroppo, in molti casi si sono concretizzati: dagli omicidi colposi, alla mortalità interna ed esterna per tumori, alla presenza di diossina nel latte materno. Modalità gestionali che – viene puntualizzato – sono andate molto oltre quelle meramente industriali, coinvolgendo a vari livelli tutte le autorità, locali e non, investite di poteri autorizzatori e/o di controllo nei confronti dello stabilimento stesso“.

La frase pronunciata da Fabio Rivadue tumori in più all’anno…una min…ata“, intercettata durante una conversazione telefonica del giugno 2010, secondo la Corteriassume meglio di ogni altro elemento di prova la volontarietà della condotta delittuosa posta in essere dagli imputati, e anzi la consapevolezza degli effetti dell’inquinamento sulla salute della popolazione tarantina“.

I giudici parlano anche di “connivenze che a vari livelli sono emerse e solo in parte risultano giudizialmente accertate“. A tre anni e mezzo di reclusione (di 5 anni la richiesta dell’accusa) è stato condannato l’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola a cui viene contestata la concussione aggravata in concorso, in quanto, secondo gli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull’allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato (condannato a 2 anni per favoreggiamento), per far “ammorbidire” la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva.

Tre anni sono stati inflitti invece all’ex presidente della Provincia Gianni Florido che risponde di concussione e tentata concussione, reati che avrebbe commesso in concorso con l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva (anch’egli condannato a 3 anni) e con Archinà, ex responsabile delle relazioni istituzionali condannato a 21 anni e 6 mesi.

Tra le condanne spiccano quelle a 22 e a 20 anni di reclusione per Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, che rispondono di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.

Per i giudici,con questo processo si è potuta cogliere una visione unitaria della gestione illecita dello stabilimento da parte della proprietà, dei vertici aziendali e dei responsabili delle varie aree e dei reparti che compongono questa realtà industriale di enormi proporzioni, nonché dei soggetti estranei che a vario titolo vi hanno concorso“. “Il bilancio – commenta la Corte è agghiacciante“.

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