Resta un giallo la morte di Alice Neri, trovata carbonizzata nella sua auto. La 32enne aveva trascorso la serata con un amico: indagati lui e il marito. Ma la svolta nelle indagini non arriva: cosa sappiamo finora.
Trovata bruciata venerdì nel bagagliaio della sua auto in una isolata zona di campagna vicino Fossa di Concordia, nel modenese. “Me l’hanno uccisa come se fosse una delinquente”, si dispera Patrizia Montorsi, la mamma di Alice. Esclude categoricamente l’ipotesi di un gesto volontario perché “non c’erano problemi con il marito, non c’erano problemi sul lavoro. Anzi, anche sul lavoro si stava realizzando perché era diventata caporeparto”. Insomma, Alice era una donna “felice”.
Al momento le indagini sono a un punto fermo, un caso sul quale i Carabinieri stanno tentando di far luce. Due le persone indagate: il marito di Alice e l’ultimo uomo che l’avrebbe vista viva. Un amico e collega di lavoro con cui, la sera di giovedì, la vittima è andata a fare un aperitivo, fino alle due di notte. Ma nelle ultime ore prende corpo una nuova pista.
Si ipotizza la presenza di un terzo uomo dopo che gli alibi dei primi due sarebbero stati confermati, allontanando da loro i sospetti degli inquirenti. Oppure il rifiuto di fare qualcosa che sarebbe costato la vita ad Alice. Quest’ultima possibilità è stata avanzata dalla madre della 32enne che, in un’intervista a Repubblica, ha spiegato: “L’unico motivo possibile è che mia figlia abbia rifiutato qualcosa che non voleva fare, che abbia detto di no”.
Il corpo di Alice Neri è stato trovato venerdì, in una zona isolata delle campagne modenesi, lungo una strada sterrata. Nella sua macchina bruciata. Gli investigatori non escludono nessuna ipotesi, in queste ore stanno passando al setaccio le telecamere di videosorveglianza e ascoltando i testimoni. Ma per il momento dalle indagini non sono emersi elementi certi.
La scomparsa di Alice era stata denunciata la mattina di venerdì dal marito, dopo che la 32enne non era rientrata a casa. Nell’abitazione in cui viveva la coppia, i Carabinieri hanno sequestrato diverso materiale, inclusi alcuni effetti personali della donna.
Intanto i Ris di Parma sono al lavoro per confermare, attraverso il test del Dna raccolto dal cadavere carbonizzato rinvenuto nell’auto, che il corpo sia effettivamente quello della 32enne ravarinese. Sperando, magari, che dai campioni di materiale biologico possa spuntare qualche possibile traccia che possa ricondurre all’autore del delitto.
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