Sesso sotto l’effetto di droga con ragazze stordite da un mix di alcol e sostanze. Uno stile di vita e relazioni tutte improntato agli accessi. Viveva così Alberto Genovese prima del suo arresto. È il quadro che emerge dalle motivazioni della sentenza con cui il giudice per le indagini preliminari Chiara Valori lo ha condannato a 8 anni e 4 mesi per due violenze.
Feste e invitati vip usati come “specchietti per le allodole” per attrarre giovani ragazze. E la “vita di relazione” che ruotava attorno ad una “sessualità” complessa, che ha portato alle violenze ai danni di due giovani modelle. È questo il quadro che traccia il gup Chiara Valori nelle motivazioni della sentenza con la quale l’ex imprenditore, re delle start up, è stato condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione per gli abusi a Terrazza Sentimento di Milano e a Villa Lolita di Ibiza.
Per il giudice, infatti Genovese, “ha scientemente e pervicacemente organizzato la propria vita relazionale intorno ad una sessualità” violente. Le vittime erano “ragazze che, attratte dal lusso che lo circondava, dalla supposta capacità di inserirle in un mondo di privilegi o anche solo dalla grande disponibilità di sostanza stupefacente che egli era in grado di procurare”.
E per questo “volontariamente si recavano a casa sua e nella sua camera da letto”. Anche le sontuose feste organizzate dall’imprenditore, a base di alcol e droga, erano solo “specchietti per le allodole” per le giovani ospiti.
“Lo scopo perseguito” Genovese, per il giudice, “è stato sempre evidentemente quello della ricerca del massimo piacere personale”. Non solo. “Appare pregnante anche l’intensità del dolo e la spregiudicatezza con cui l’intento edonistico è stato perseguito”.
Per il gup, inoltre, “è peraltro emerso come Genovese ricercasse abitualmente pratiche di chem-sex”, ossia sesso sotto effetto di droga. L’imprenditore si vantava anche “della propria profonda conoscenza delle sostanze stupefacenti e della propria capacità di dominarne gli effetti”. Anche il massiccio uso di droga da parte dell’imprenditore ne ha condizionato “pesantemente” la condotta.
Il giudice, infine, ha valutato positivamente il “percorso” di recupero affrontato dall’imprenditore dopo il suo arresto avvenuto nel novembre 2020.
“Genovese dopo la cattura – si legge ancora – non solo ha positivamente intrapreso un lungo percorso di disintossicazione, ma si è anche fattivamente adoperato per riparare il danno da reato”. Il tutto offrendo un risarcimento alle ragazze. Non solo. “Vanno anche apprezzati il corretto comportamento tenuto nel corso del giudizio e la collaborazione processuale prestata”. Per questo il gup ha riconosciuto le attenuanti generiche.
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