Ancora il terremoto nelle Marche. Questa mattina nuova scossa di magnitudo 4.3 a largo di Pesaro. La popolazione della costa marchigiana svegliata dal sisma. Molta paura ma non si segnalano danni.
E’ accaduto intorno alle 5,20, quando era ancora buio e la temperatura era bassa. I cittadini della zona tra Pesaro e Urbino si sono riversate in strada, come accade ormai da inizio novembre.
Secondo il INGV, l’Istituto di geofisica e vulcanologia, il terremoto ha interessato una porzione di costa a 10 km di profondità ed è stata avvertita fino ad Ancona. Al momento non si registrano danni a persone o strutture, ma la paura nella regione è tanta.
Intanto che ci si tranquillizza per il risveglio traumatico, la mente, inevitabilmente, torna al terribile terremoto del 2016. Quello che distrusse Amatrice e i centri intorno. Ma i due terremoti, quello del 2016 e quello di questi giorni sono diversi.
A spiegarlo è il sismologo dell’INGV Carlo Meletti. “Geograficamente sono aree vicine, ma dal punto di vista geologico sono completamente diverse. Quello di Amatrice è avvenuto nell’Appennino ed era di tipo distensivo, ovvero è la crosta che si allarga. In questo caso ci troviamo sui lembi più estremi dell’Appennino che avanzano al di sopra della placca adriatica. È la conseguenza di un accorciamento, una convergenza tra due placche”, ha spiegato il sismologo. Secondo gli esperti, dunque, non c’è correlazione tra i due fenomeni.
I sismologi e i geologi, però, in questi giorni, hanno dovuto rispondere anche ad altre domande. Soprattutto per chiarire una serie di fake news che hanno circolato sui social. Una delle frottole cospirazioniste, infatti, diceva che il terremoto fosse stato provocato dall’opera delle trivelle al largo dell’Adriatico.
Tutte balle. A rispondere è la scienza. A spiegarlo, in particolare, è Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei geologi delle Marche. Intervistato da Wired, ha spiegato la situazione. “La profondità dell’epicentro e l’intensità della scossa principale non si accordano con quelle di un terremoto indotto da attività antropiche per l’estrazione. O lo stoccaggio di idrocarburi in mare, per quanto visto finora a livello internazionale”, ha detto.
Farabollini infine conclude: “Non ci sono, infatti, tecnologie che consentono di arrivare a profondità simili a quella dell’epicentro della scossa della costa marchigiana. Benché la sismicità indotta esista, l’intensità delle scosse provocate dalle attività dell’essere umano in genere non raggiunge magnitudini superiori a 3-4, più deboli delle scosse registrate oggi in Italia”.
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