Mondiale Qatar 2022, Tina Marinari (Amnesty Italia) a Free.it | “Testimonianze tremende. Anche in Italia non si parla perché…”

Domenica 18 iniziano i Mondiali in Qatar 2022. È la prima volta nella storia che questo evento si svolge in Medio Oriente. Ed è anche la prima volta che non si gioca in estate ma in inverno, sebbene a una temperatura molto alta. “Qui si farà la storia”, è uno degli slogan della competizione, ma in realtà è proprio in Qatar che si concentrano le polemiche di mezzo mondo. Perché il Paese del golfo non rispetta i diritti umani. Al quotidiano online Free.it , parla Tina Marinari coordinatrice delle campagne di Amnesty International Italia.

In Qatar, il 90% della forza lavoro è costituita da lavoratori migranti provenienti soprattutto da Bangladesh e Nepal. Tutta l’organizzazione di questo mondiale è sulle spalle grondanti di sangue e sudore. Quanto scriviamo non è un artificio retorico, ma il racconto di una realtà violenta e ingiusta che ora, alla luce di questo mondiale, molti stanno scoprendo.

Mondiali Qatar 2022
Mondiali Qatar 2022, Tina Marinari (Amnesty Italia) a Free.it | “Testimonianze tremende. Anche in Italia nessuno parla perché…”

Quali sono le condizioni attuali in Qatar, qual è la denuncia di Amnesty International?

“Da anni siamo preoccupati e denunciato la situazione tremenda dei diritti umani dei migranti in Qatar. Migranti che da 10 anni stanno lavorando senza sosta per permettere che il mondiale di calcio possa cominciare il 20 novembre. Abbiamo denunciato le morti, le persone arrestate per aver provato a organizzare un sindacato, in un Paese in cui il sindacato non esiste. Abbiamo parlato delle persone arrestare, persone vittime di sparizione forzata, costrette a lasciare il Paese, detenute in isolamento anche per più di un mese”.

Avete raccolto delle testimonianze?

“Sì, abbiamo raccolto tantissime testimonianze di lavoratori migranti. Intendo che non parliamo solo delle persone che hanno costruito gli impianti. Ma anche coloro che sono impiegati negli hotel, nei servizi, nelle strutture di accoglienza. Abbiamo ricevuto racconti terrificanti di persone costrette a lavorare per 15-18 ore al giorno consecutivamente, sette giorni su sette. A temperature superiore ai 40 gradi. E di tutte le testimonianze che abbiamo raccolto ce n’è una che mi è rimasta particolarmente impressa.

Qatar 2022, Tina Marinari (Amnesty Italia) a Free.it | “Testimonianze tremende. Anche in Italia nessuno parla perché…”

“Ci hanno raccontato di questo ragazzo che dopo sette giorni di lavoro in condizioni disumane e soggetto a minacce si è tolto la vita. Si è soffocato con un sacchetto di plastica, perché era l’unica cosa che aveva a disposizione. Abbiamo sentito di persone che non sono state pagate per la giornata per essere arrivate con 5 minuti di ritardo o che sono state picchiate, minacciate per aver protestato o aver chiesto un trattamento più umano”.

Mondiali Qatar 2022

Molte persone sono state minacciate anche solo per aver fatto domande, come avete fatto a raccogliere le testimonianze?

“I racconti che abbiamo collezionato sono soprattutto di persone che sono scappate dal Qatar e sono tornate nei rispettivi Paesi di origine: in Nepal o Bangladesh. Altre volte, invece, siamo riusciti a raggiungere online persone che erano effettivamente sul campo. E ovviamente, in questi casi, abbiamo utilizzato tutte le possibili precauzioni. I contatti, per esempio, anche se ci sono stati più volte chiesti, non sono mai stati diffusi. Per tutela e garanzia di protezione”.

Anche in questi giorni molti giornalisti hanno provato a contattare persone qui in Italia. Anche nelle ambasciate del Nepal e del Bangladesh. Ma nessuno ha voluto parlare, c’è molta paura anche se sono lontani dal Qatar. Perché?

“C’è tantissima paura c’è paura di ritorsioni. Ci sono ancora migliaia e migliaia di persone in Qatar, schiavizzate, che stanno per aprire le porte di questo enorme carrozzone. C’è molta ritrosia nell’esporre le proprie denunce o preoccupazione, proprio perché il rischio che i lavoratori sul posto subiscano gravi conseguenze è forte e concreto”.

Non ci sono numeri e dati ufficiali?

“No, non si riesce ad avere un dato chiaro su quante persone siano tuttora in Qatar. E su quante ce ne siano state in questi anni. Anche perché c’è da sottolineare che c’è stato un notevole turn over rispetto alle presenze, proprio a causa delle condizioni di lavoro. Sappiamo di lavoratori migranti che ad agosto sono stati espulsi con la forza da Doha perché hanno chiesto più garanzie di sicurezza e diritti. Ad oggi è difficile se non impossibile dare un dato sulle presenze. Tanto meno su incidenti e morti sul lavoro”. 

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