Un altro episodio di femminicidio, questa volta in Sardegna dove una donna è stata uccisa a coltellate dal compagno.
L’omicidio potrebbe essere il tragico epilogo di un’ennesima discussione nata tra i due.
Urla e momenti di concitazione, poi il silenzio. Si è consumato così l’ennesimo femminicidio, il 46esimo dall’inizio dell’anno e il secondo in Sardegna nel 2022. Tutto questo poco distante da un corteo in memoria dei caduti nelle guerre. Proprio gli agenti della polizia locale, che stavano partecipando alle funzioni, sono stati i primi ad arrivare sul luogo del delitto.
A rimanere uccisa una donna di 48 anni, morta per le ferite riportate da diverse coltellate inflitte dal compagno, un uomo di 50 anni.
A rimanere uccisa Slobodanka Metusev, serba 48enne, accoltellata nella della casa di accoglienza straordinaria (Cas) per migranti, condivisa con il compagno.
L’uomo ha utilizzato un coltello a serramanico. Stevan Sajn, anche lui di origine serba, è stato fermato dagli agenti dopo l’omicidio. Ancora sconosciuti i motivi del gesto, ma una testimone, una cittadina algerina che era stata ospite della stessa casa, ha raccontato di averli sentiti litigare spesso.
Pare che l’uomo fosse molto geloso. I due erano arrivati a Capoterra a fine estate e qualche residente si ricorda di averli visti sostare l’uno vicino all’altra nelle panchine della piazza della Chiesa.
Nulla che facesse pensare a dissapori tra loro. All’interno del centro, invece, le liti tra i due sarebbero state avvertite spesso. Oggi la ragazza algerina che occupava la stanza prima di Stevan e Slobodanka era passata a prendere le sue ultime borse che aveva lasciato prima di andare via: ha trovato lei seduta sul letto e lui accanto, li ha salutati ma senza notare nulla che potesse far pensare a quello che sarebbe accaduto dopo.
Intorno alle 12 l’uomo ha, infatti, preso un coltello a serramanico e colpito la compagna lasciandola in una pozza di sangue in quella stanza che condividevano da qualche mese. Sajn è stato bloccato mentre ancora aveva il coltello insanguinato in mano e, senza opporre resistenza, continuava a ripetere con un italiano stentato: “Cosa ho fatto? L’ho uccisa. E’ morta“, portandosi le mani sulla testa.
Sul posto, oltre ai carabinieri della locale stazione, anche i militari del Ris e il medico legale Roberto Demontis, mentre il magistrato di turno, Diana Lecca, ha aperto il fascicolo per omicidio. Solo nelle prossime ore, a fronte delle testimonianze raccolte e dell’interrogatorio dell’uomo, si capiranno i contorni della vicenda.
Un episodio che, a distanza di due settimane esatte dall’omicidio della romena Alexandra Elena Mocanu a Bolzano, uccisa dal marito albanese, riaccende i riflettori sulla piaga del femminicidio e che si è verificato a poco più di 15 giorni dalla giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il 25 novembre.
Secondo i dati raccolti al 31 ottobre 2022 l’osservatorio femminicidi del Viminale, segnalava 79 donne uccise in ambito familiare o affettivo. Di queste, 46, più della metà, hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex.
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