Reddito di cittadinanza, sociologo De Masi a Free.it | “Visione idilliaca della povertà, toccarlo condanna intere famiglie”

Alla sua prima settimana di lavoro, il governo Meloni è alla prova dei fatti e comincia a metter mano ai provvedimenti che ritiene urgenti. Tra questi, come promesso in campagna elettorale, c’è la modifica del reddito di cittadinanza. L’obiettivo è cambiarlo entro il 2023 per trasformarlo in una misura assistenziale solo per chi ne ha davvero bisogno e chi non è in condizione di lavorare. Ma non per gli altri. Ma cosa significa davvero questo per l’Italia? In ESCLUSIVA a Free.it spiega la situazione il sociologo Domenico De Masi.

Mentre il governo pensa a come modificare il reddito di cittadinanza, arriva una proposta della Lega. Matteo Salvini, infatti, avrebbe pensato di sospendere per sei mesi la misura a circa 900mila percettori del reddito che sono in condizioni di lavorare. E utilizzare la cifra che si risparmia, cioè circa un miliardo, per prorogare Quota 102. La domanda che tutti si pongono è cosa succederebbe se davvero il reddito venisse tagliato? E come verrà tagliato?

Reddito di cittadinanza
Reddito di cittadinanza, sociologo De Masi a Free.it | “Visione idilliaca della povertà, toccarlo condanna intere famiglie”

Cosa ne pensa della proposta di tagliare il reddito di cittadinanza. O quanto meno di sospenderlo per sei mesi?

“Se dovessero farlo, significa che al governo pensano che 3milioni e 700mila persone povere possono non mangiare per sei mesi. Avrebbero una visione veramente idilliaca della povertà. Ma ciò che attanaglia i poveri sono proprio i tempi, chi ha fame deve mangiare stasera, non tra sei mesi. I destinatari finora sono 3milioni e 700 di quei 5milioni poveri che non hanno proprio nulla da mettere in tavola. Parliamo di persone in povertà assoluta, cioè che mancano anche del minimo necessario a vivere. Poi c’è la povertà relativa che è tipica delle persone che, invece, hanno appena appena il necessario. Oggi, in Italia ci sono 14milioni di poveri di cui 5milioni e 700mila, come dicevo, in povertà assoluta. Sospendere loro il reddito di cittadinanza significa destinarli alla fame. O alla ribellione”.

Come pensa che il governo abbia in mente di cambiare l’elargizione del reddito di cittadinanza?

“Dei 5milioni di poveri, 3milioni sono invalidi, minorenni, pensionati. Poi ci sono1 milione di persone che lavora, ma guadagna talmente poco che non riesce a vivere. Di questi il governo non dice niente. Poi, c’è un milione di persone che è povera e potrebbe lavorare. A questi attualmente si dà il reddito, in attesa che trovino lavoro grazie ai centri per l’impiego. Ed è a loro che il governo vuole togliere il reddito di cittadinanza, anche se ancora non hanno trovato una occupazione. Il problema, però, è che in Italia la ricerca del lavoro spesso dura anni. In questo modo di condanna queste persone all’indigenza.

Reddito di cittadinanza, sociologo De Masi a Free.it | “L’Italia è l’ultimo Paese dell’Ocse ad adottarlo”

“Teniamo conto che nel nostro Paese, a tre anni dalla laurea, solo la metà ha trovato un posto, fisso o a tempo indeterminato che sia. Figuriamoci questi disoccupati che non sono bocconiani, non sono laureati alla Luiss, e che non hanno molti strumenti. È difficilissimo trovare lavoro a queste persone in questo momento. In due anni, i centri per l’impiego hanno trovato lavoro solo a 300mila di questi”.

Reddito di cittadinanza
Reddito di cittadinanza, sociologo De Masi a Free.it | “L’Italia è l’ultimo Paese dell’Ocse ad adottarlo”

Quindi, crede che alla fine lo terranno o proseguiranno nell’intento?

“Io credo che non sarà possibile togliere davvero il reddito di cittadinanza. Piuttosto, credo che tra quattro mesi il governo varerà una misura che sarà pressoché identica al reddito di cittadinanza. Forse gli cambieranno nome, cambieranno qualche virgola, ma la sostanza sarà la stessa. Del resto, un Paese civile non può fare a meno del reddito di cittadinanza. L’Italia è l’ultimo Paese dell’Ocse ad adottarlo e con il sussidio più piccolo tra i 36 Paesi. Dunque, se non sono del tutto deficienti, lo conserveranno”.

Se dovessero davvero tagliarlo, alla fine, si rischia una bomba sociale?

“Non c’è dubbio. Non solo perché aumenterebbero povertà e indigenza, ma crescerebbe anche la rabbia sociale. Questi 5milioni di poveri devono ribellarsi, è naturale che si ribellino”.

Secondo lei, dal punto di vista sociologico, perché in Italia sembra che la povertà sia una colpa?

“Il fatto che la povertà sia una colpa è un sentimento antico, che ha origine soprattutto nei Paesi protestanti. Per loro chi è povero è colpevole perché non si da abbastanza da fare ed è colpevole davanti a Dio. Quindi deve cominciare già a espirare sulla terra per la propria pigrizia. Per quelle culture, la povertà era un anticipo di inferno già in vita. Quello che viviamo oggi è un retaggio di quella credenza che si è diffusa poi in tutti i Paesi occidentali, soprattutto in quelli cattolici. In primis, quindi, in Italia. C’è da dire che quando il governo precedente ha introdotto il reddito di cittadinanza, ci sarebbe stata una grande manovra delle sinistre, dei sindacati, della chiesta per scovare i poveri e fargli avere il reddito. Perché molti poveri sono difficili da scovare e non sono in grado di produrre i documenti necessario a ottenere i soldi. Invece, i critici hanno criticato e i difensori non hanno davvero difeso”.

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