I risultati elettorali del 25 settembre se da una parte hanno premiato Giorgia Meloni, dall’altra hanno sancito l’amara sconfitta di alcune formazioni politiche. Tra queste Italexit, il movimento anti-euro di Gianluigi Paragone.
Sperava in un risultato molto più incoraggiante. Eppure, Gianluigi Paragone, nonostante l’attivismo per sensibilizzare sui temi di natura sociale, non ce l’ha fatta. La sua Italexit, che propugnava tra l’altro l’uscita dall’euro e una commissione di inchiesta su tutta la gestione governativa della pandemia da Covid-19, non è arrivata al 3%.
Ai microfoni del Tg La7, il giornalista prestato alla politica, ha commentato i risultati elettorali e cercato di spiegare per quali motivi sia rimasto fuori dal Parlamento.
Tra le motivazioni tirate in ballo dall’ex grillino, c’è la bassa partecipazione alle urne degli elettori. “Speravamo in un’affluenza decisamente superiore” – commenta. Poi però aggiunge: “La nostra scommessa era di superare la soglia di sbarramento. Speravamo in un’affluenza superiore. Non credo sia un bene per la democrazia un’affluenza così bassa” – continua ai microfoni del tg di Mentana. “C’è un paese preoccupato che non trova nella proposta politica né una risposta né una spinta per andare al voto” – incalza ancora Paragone. L’intervento del senatore si spinge ad una riflessione sul governo Draghi e sulle responsabilità che toccano adesso alla Meloni. “E’ una spia rossa sul cruscotto della futura classe dirigente. Il governo Draghi comunque non mi sembra abbia portato grande fortuna alle forze che lo hanno sostenuto, ne escono molto ammaccate“ – osserva il politico.
Non le manda certo a dire ai suoi ex colleghi Gianluigi Paragone. Commentando i dati elettorali della sconfitta, l’ex conduttore televisivo ha lanciato una frecciatina palesando a suo dire per quale motivo il M5S sia riuscito a risalire la china. “Qualcuno si fida ancora del Movimento 5 Stelle: rispetto al Nord sono fortemente asimmetrici i dati del Sud dove il reddito di cittadinanza è diventato una rendita politica”.
Questo l’affondo del leader di Italexit nei confronti di Giuseppe Conte e del suo partito premiato col 15% di preferenze. Restano fuori dal Parlamento anche Luigi Di Maio, Marco Rizzo, Luigi De Magistris, Mario Adinolfi e Sara Cunial. Deludenti risultati pure per Giovanni Toti e Luigi Brignaro.
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