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Cronaca

Femminicidio Bologna, atroce aggressione sotto gli occhi dei vicini | “Gridava aiuto” e lo aveva già denunciato

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James White

Un altro femminicidio, questa volta a Bologna. La vittima una donna di 56 anni uccisa sotto casa da un uomo di 27 anni che aveva frequentato in passato e che recentemente aveva denunciato per stalking.

La terribileaggressione mortale si è consumata davanti gli occhi dei vicini che hanno provato a fermare l’uomo.

Femminicidio Bologna, atroce aggressione sotto gli occhi dei vicini. La vittima aveva denunciato per stalking l’aggressore

L’estate è libertà, respira questa libertà“, scriveva sui social lo scorso 11 giugno Alessandra Matteuzzi, 56 anni. Poco più di due mesi dopo la sua vita è stata spezzata davanti al portone di casa, a Bologna, per mano dell’ex compagno, il 27enne Giovanni Padovani. A fine luglio la 56enne lo aveva già denunciato ai carabinieri per stalking, segnalando i suoi atteggiamenti molesti, le continue telefonate, i messaggi e gli appostamenti che le faceva. In Procura era stato aperto un fascicolo, ma nei confronti dell’uomo non erano stati adottati provvedimenti restrittivi.

Ieri Alessandra, che lavorava come agente di commercio nel settore della moda, è arrivata sotto casa, in via dell’Arcoveggio, attorno alle 21, e l’ex era lì ad aspettarla.

Femminicidio a Bologna, uccisa dall’ex compagno sotto casa a martellate davanti agli occhi dei vicini

Padovani l’ha brutalmente aggredita trascinandola sotto il portico del palazzo e finendola a martellate. Quando i poliziotti sono arrivati, chiamati dai vicini che hanno sentito le urla, Padovani era ancora lì, così come l’arma del delitto.

Femminicidio Bologna, uccisa dall’ex compagno sotto casa a martellate davanti agli occhi dei vicini

Il ragazzo, originario di Senigallia (Ancona), modello e calciatore di serie C e D, che giocava in Sicilia con la Sancataldese, è ora accusato di omicidio aggravato. Pochi secondi prima di essere aggredita, era al telefono con la sorella. “E’ scesa dalla macchina e ha cominciato a urlare: no Giovanni, no, ti prego, aiuto. Io ero al telefono – ha raccontato la donna al Tgr Emilia-Romagnaho chiamato immediatamente i carabinieri che sono arrivati subito. Io abito a 30 chilometri. Alla fine l’ha massacrata di botte“.

Sempre la sorella della vittima ha spiegato ai giornalisti che Alessandra e Giovannihanno avuto una frequentazione a distanza, perché lui faceva il calciatore in Sicilia, quindi si sono visti poche volte. Era poco più di un anno che si conoscevano, però è dallo scorso gennaio che ha cominciato ad avere delle ossessioni verso di lei. Si vedevano una volta al mese, poi hanno passato qualche giorno insieme, durante il periodo di pausa calcistica, lui è stato qua con lei. A quel punto però le sono successe delle brutte cose – ha aggiunto la donna in lacrime- lui aveva rotto piatti e bicchieri, si era arrampicato dalla terrazza, staccava la luce generale del suo appartamento, e le faceva degli agguati sulle scale“.

La polizia sta cercando di ricostruire gli spostamenti di Padovani degli ultimi giorni e anche dove il 27enne abbia preso l’arma del delitto, un martello, che poteva già essere in suo possesso. A quanto risulta i due si sarebbero rivisti lunedì scorso ma poi Padovani in serata è rientrato a Senigallia. Ieri pomeriggio, poi, il 27enne è tornato in auto a Bologna e come spiega una vicina “alle 19.15 era già qua ad aspettarla. Ultimamente aveva paura di lui, perché era diventato molto insistente e non voleva farlo entrare in casa“.

Il primo a intervenire dopo l’aggressione è stato un ragazzo, figlio di un altro vicino di casa, al quale Padovani non avrebbe opposto la minima resistenza: “Non ce l’ho con voi, ce l’ho con lei – avrebbe detto a chi lo ha bloccato – non vedo l’ora che arrivi la polizia che voglio finire tutto“. Davanti agli investigatori, ha ammesso le sue responsabilità. Il pm Domenico Ambrosino, che si occupa delle indagini, conferirà domani mattina l’incarico per l’autopsia, e a breve si terrà anche l’udienza di convalida per Padovani, assistito dall’avvocato Enrico Buono.

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