In Cina un programma di scrittura, il software Wps, spia i contenuti degli utenti anche durante la fase di scrittura.
E’ quanto successo a una scrittrice, alias Mitu, che a un certo punto si è vista negare l’accesso al file per presunti contenuti illegali. Stava scrivendo la bozza di un romanzo di cui aveva anche già parlato con l’editore ma un giorno il documento non si è aperto: accesso negato.
La donna ha immediatamente denunciato l’accaduto sul noto social network cinese Weibo e in poco tempo alla sua si sono aggiunte molte atre denunce. E’ venuta, così, alla luce una prassi delle aziende tecnologiche di controllare tutti i testi prima ancora che questi vengano salvati in rete.
Il software cinese Wps, infatti, permette agli utenti di scrivere e modificare file sia salvati sul desktop sia su server aziendali. In questo modo, però, i file non sono protetti e chiunque può accedervi per leggerli o addirittura per modificarli. E’ quando accaduto alla scrittrice Mitu.
Subito dopo la sua denuncia, le polemiche hanno letteralmente sommerso la società che produce il software, la Kingsoft. Che, quindi, ha dovuto ammettere la colpa. Come anche le altre società big tech cinesi, è costretta dalle regole del governo di Pechino a sottostare a una serie di controlli e censure.
Tutte le aziende cinesi sono obbligate dal governo e monitorare, cancellare, bloccare tutto ciò che in qualche modo danneggia il governo, personalità politiche o semplicemente deroga dalle linee imposte dal regime. Spariscono, così, commenti, hashtag, post. Per esempio, sono spariti post di critica il lockdown prolungato causa Covid.
Sono stati cancellati i posti che denunciavano un furto di dati personali dal database della polizia di Shangai. Erano spariti anche i post che chiedevano della sparizione della tennista Peng. La Kingsoft ha spiegato che da giugno l’Agenzia statale di regolamentazione, censura, supervisione e controllo di Internet ha dettato nuove regole. Ha ordinato a tutti i software cinesi a fare un pre-esame a tutti i commenti prima della loro pubblicazione.
E pare che il pre-esame interessi anche i singoli file, ancora non definitivi. Come dimostra quel che è accaduto alla scrittrice. Dopo la denuncia, la società si è scusata e ha riattivato il file. Ma il caso ha, ormai, fatto già il giro del mondo. Denunciando il controllo pervasivo del governo su tutti i suoi cittadini, violando privacy e diritti.
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