Roman Abramovich guida il riscatto degli oligarchi russi. Dopo le sanzioni l’ex patron del Chelsea ha chiesto all’Unione europea un risarcimento milionario.
Sanzionato, costretto a vendere il Chelsea e a zigzagare per tre mesi con i suoi yacht, da un porto all’altro. Per evitare percorsi che avrebbero comportato l’applicazione di misure imposte dall’Occidente nei confronti di Mosca e degli oligarchi russi.
Gli oltre 140 giorni di conflitto in Ucraina Roman Abramovich deve averli sentiti tutti. Il magnate russo ha accusato il colpo sul piano economico, ma ora non ci sta più. Adesso che le luci dei riflettori puntate sui super ricchi legati al Cremlino si sono leggermente affievolite gli oligarchi russi hanno deciso di tentare di annullare tutte le sanzioni che l’Unione europea, con il passare dei mesi, ha messo in atto nei loro confronti. Decine di paperoni ricollegabili a Mosca sono stati colpiti dalle sanzioni occidentali, sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina. Si tratta di una rete di miliardari che hanno stretti legami con Putin e che quindi sono considerati, direttamente o indirettamente, complici del conflitto.
Per l’ex proprietario del Chelsea però è arrivato il momento del riscatto. Stando a quanto riferito dal Wall Street Journal l’oligarca russo avrebbe chiesto all’Unione europea di rimuovere le sanzioni emesse nei suoi confronti.
Ma c’è di più, il miliardario fedelissimo di Putin rivolgendosi al Consiglio europeo avrebbe chiesto anche di riconoscergli un risarcimento di oltre un milione di euro alla fondazione benefica creata dopo la vendita del Chelsea come risarcimento dei danni subiti.
Ma Abramovich non è l’unico miliardario a ribellarsi alla morsa occidentale. Sono diversi gli oligarchi russi che iniziano a muoversi per via legale. Tra loro Alisher Usmanov, magnate dei metalli e delle miniere, Mikhail Fridman e Petr Aven, partner di lunga data alla guida di una delle più grandi banche private russe. Tutti loro hanno intentato cause separate presso il Tribunale dell’Unione europea. Chiedono di annullare le sanzioni, sostenendo che i loro diritti sono stati violati e negando le accuse dei Governi occidentali di stretti legami con il Cremlino.
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