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Cronaca

Morto Eugenio Scalfari, firma storica del giornalismo italiano: aveva 98 anni | Fondatore di Repubblica e L’Espresso

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Stefano Serrani

Morto Eugenio Scalfari, fu uno dei più illustri e influenti giornalisti italiani. Il Direttore di Repubblica e L’Espresso aveva 98 anni. A dare l’annuncio il sito del quotidiano da lui fondato nel 1976.

Se ne va uno dei volti più noti del giornalismo italiano. “Ciao direttore”, la scritta che campeggia sulla homepage del sito di Repubblica. Raffinato intellettuale, con le sue opere ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’Italia repubblicana.

Morto Eugenio Scalfari, firma storica del giornalismo italiano: aveva 98 anni | Fondatore di Repubblica e L’Espresso

L’ex Direttore di Repubblica e L’Espresso è morto giovedì 14 luglio, a Roma, all’età di 98 anni. Tra la fine del Novecento e il Duemila, Scalfari fu tra gli intellettuali di sinistra più riconosciuti e visibili in Italia, spesso coinvolto in dibattiti e polemiche. Con L’Espresso il sistema informativo italiano scopre un approccio al giornalismo moderno e indipendente. E ancora, con Repubblica crea un prodotto senza dubbio rivoluzionario. Il quotidiano diventa il primo in Italia per numero di copie vendute scompaginando il panorama editoriale nostrano e divenendo, in poco tempo, punto di riferimento dell’elettore di centrosinistra.

Morto Eugenio Scalfari, vita e impegno politico di una delle più illustri firme italiane

Nasce a Civitavecchia il 6 aprile del 1924, si diploma al liceo classico, a Sanremo, e si laurea in giurisprudenza nel 1945, a Roma. Inizia a muovere i primi passi nel mondo del giornalismo collaborando con i settimanali Il Mondo di Pannunzio e L’Europeo, diretto da Arrigo Benedetti.

Morto Eugenio Scalfari, vita e impegno politico di una delle più illustri firme italiane

Nel 1955 fonda, con Arrigo Benedetti, L’Espresso, primo settimanale italiano d’inchiesta. Ci lavora per anni come direttore amministrativo e collaboratore per l’economia. E quando Benedetti gli lascia la guida nel 1962, diventa il primo direttore-manager in Italia. Doppio ruolo che risulta decisivo anche nella rapidissima crescita di Repubblica.

Per ciò che riguarda l’impegno politico, fu esponente del Partito Radicale negli anni Cinquanta, ma ebbe notevoli contrasti con Marco Pannella. La sua unica breve esperienza in Parlamento fu nel Partito Socialista, tra il 1968 e il 1972, ma anche qui divenne tenace avversario di Bettino Craxi, che paragonò al fuorilegge medievale Ghino di Tacco. Strinse un solido rapporto con il Partito Comunista, specialmente ai tempi di Enrico Berlinguer, per cercare di favorirne l’occidentalizzazione, considerata compiuta probabilmente con troppo anticipo.

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