Il processo per la morte di Serena Mollicone è giunto quasi alla fine. La svolta imprevista nel penultimo atto di un giallo durato oltre 20 anni sembra svelare l’autore del delitto e l’arma usata per l’omicidio
A Cassino il processo per la morte della giovane studentessa di Arce è al suo giro di boa. Il penultimo atto di un mistero durato 21 anni regala una svolta improvvisa ma a lungo attesa.
In corte d’Assise, dopo le 46 udienze che per oltre un anno hanno accompagnato il dibattimento, i sostituti procuratori Maria Beatrice Siravo e Carmen Fusco hanno preannunciato che l’udienza prevista per oggi, 1° luglio, potrebbe non bastare per ricostruire gli eventi accaduti quel 1° giugno 2001 a seguito della scomparsa di Serena Mollicone.
Ma ciò che è evidente oggi è l’arma del delitto e l’autore che ha commesso l’omicidio. Una svolta che dopo più di ventanni ora ha visto la luce della verità.
Nel penultimo atto del processo per la morte della giovane 18enne di Arce avvenuto il 1° giugno del 2001 gli imputati sono tutti presenti. I pubblici ministeri che accusano di omicidio l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, il maresciallo Franco Mottola, suo figlio Marco e sua moglie Anna Maria, assieme al vicemaresciallo Vincenzo Quatrale parlano.
Insieme a loro un altro carabinieri, Francesco Suprano, viene accusato di favoreggiamento.
In merito all’arma utilizzata la pm è sicura: “Siamo arrivati ad avere una prova scientifica solidissima”. Da qui la pm Siravo ripercorre passo passo tutti gli step che hanno portato, poi, all’individuazione della porta come appartenente alla casa degli ufficiali, ovvero della famiglia Mottola.
Le analisi svolte sulla compatibilità della lesione trovata sulla testa della vittima con i segni presenti sulla porta non lasciano dubbi, l’arma del delitto è quella.
“Le analisi scientifiche hanno portato a escludere ogni ipotesi alternativa”. Nel corso della requisitoria il pm elenca anche tutti i dati scientifici a sostegno della totale compatibilità invitando i giudici a eseguire un esperimento attraverso la ricostruzione in 3D del calco del cranio di Serena con la frattura nel panello della porta.
Non solo, tutte le altre analisi effettuate come quella sui frammenti di legno, le tracce di colla e vernice trovate sul nastro adesivo con cui è stata imbavagliata e legata la vittima, secondo l’accusa, sono tutte univoche e portano ad un unica conclusione ovvia: “l’omicidio è avvenuto all’interno della caserma e che la porta è l’arma del delitto oltre ogni ragionevole dubbio” .
Infine, la svolta tanto attesa da oltre 20 anni: chi è l’autore del delitto? Secondo il pm è Marco Mottola. Una verità accecante che era, da tempo, sotto gli occhi di tutti.
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