Damiano Tommasi, uno sportivo a tutto tondo: il calcio l’ha visto trionfare e riorganizzarsi da dirigente, poi la fede e la famiglia.
Damiano Tommasi, una vita da mediano. Esserci per tutti, in campo e fuori, da sempre. Nei primi anni da calciatore, fino al successo con la Roma nel 2001 e la carriera sfavillante con la Nazionale Italiana. Corretto e leale in campo: sempre pronto ad abbracciare e stringere mani. Non a caso il soprannome “anima candida”. Buono, ma mai superficiale e soprattutto affatto banale.
Lo ha dimostrato anche dopo, quando ha appeso gli scarpini al chiodo, al termine di una florida carriera che l’ha visto anche ridursi lo stipendio al minimo sindacale (1500 euro) per via di un infortunio gravoso l’ultimo periodo della carriera sportiva. Abnegazione, serietà ed empatia l’hanno portato al vertice di Assocalciatori. Al fianco di chi gioca, ma come sindacalista: Tommasi ha fatto della politica sportiva il suo nuovo mantra.
Uno dei primi ad occuparsi di adeguamento feriale e condizioni dei calciatori dentro e fuori dal campo: “Prendiamo tanto – diceva – ma questi ragazzi non sono macchine. Non gli si può chiedere di spingersi sempre oltre in nome del denaro”. Chiedeva un tetto salariale e condizioni più eque per tutti, basta “campionato spezzatino” e maggiori controlli per le condizioni fisiche degli atleti.
Aspetto che ha poi ripreso in due momenti fondamentali del recente passato: la morte di Piermario Morosini e quella di Davide Astori. Due lutti che hanno portato il sistema calcio a riflettere. Damiano Tommasi non ha mai smesso, anche con l’aiuto della fede. Credente, ma aperto al dialogo e all’interazione, sulle parole di Papa Francesco “Non voltiamoci dall’altra parte”.
Il prossimo come fine, il dialogo come mezzo. La famiglia come rifugio sicuro. Questo è Damiano Tommasi, che ricerca punti fermi quando la terra sotto i piedi sembra mancare. I tacchetti hanno lasciato il posto alle scarpe lucide, ma la sostanza resta quella di un lavoratore umile e caparbio che, oggi, ascolta le esigenze degli altri e cerca di trovare una quadra. Proprio come intende fare a Verona.
L’ex calciatore e sindacalista dei fuoriclasse, infatti, si candida a Sindaco con il Centrosinistra e i risultati sembrano essere incoraggianti. L’ennesima sfida per lui, presa con la solita importanza: un rischio calcolato in una città come quella veronese, dove le tendenze sono sempre state altre. Anche l’ex giallorosso, spesso, ne ha pagato il prezzo. Profondo, sincero e speranzoso il post social prima del voto: “Andate alle urne per esprimere un’opinione”. I cittadini di Verona lo hanno fatto, ora – nel caso – la palla passa a lui. Tanto ci ha fatto l’abitudine.
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