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Cronaca

Protesi dentali, tangenti e costi raddoppiati | 5 persone arrestate: così si spartivano i soldi

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Paolo Verri

Tra gli arrestati anche 2 dentisti che lavoravano per l’Asst Nord Milano e per l’Ospedale  Ai domiciliari sono finiti anche tre dipendenti dell’azienda di protesi milanese Wisil Latoor srl, tra cui l’imprenditrice Roberta Rosaria Miccichè.

Protesi dentarie anche non necessarie vendute a prezzi gonfiati a pazienti ignari. Un sistema ben rodato che andava avanti fin dagli anni Novanta e faceva leva su dentisti compiacenti. È quello che il pm Paolo Storari e la Guardia di Finanza hanno individuato nel settore delle cure dentali. In tutto le persone finite agli arresti domiciliari per corruzione sono 5, tra cui due odontoiatri in servizio alla Asst Milano Nord e all’ospedale di Sant’Angelo Lodigiano.

Il dentista Gianfranco Colella, soprannominato “l’imperatore” lavorava all’ospedale di sant’Angelo Lodigiano, nella foto. Adesso è agli arresti domiciliari.

Sono ancora in corso una serie di perquisizioni tra le province di Milano, Monza e Brianza e Varese. In totale le persone indagate sono 12.

L’accusa è quella di aver prescritto protesi dentali inutili o più care rispetto ai prezzi calmierati previsti. I costi extra poi venivano “scaricati” sui pazienti. L’obiettivo era quello di incrementare le vendite dell’azienda milanese Wisil Lotoor srl, guidata da Roberta Rosaria Micchichè, ritenuta la “promotrice e organizzatrice del programma criminoso”. Oltre all’imprenditrice sono finiti agli arresti domiciliari anche i dentisti Giorgio Coccolo dell’Asst Nord Milano e Gianfranco Colella, dell’ospedale Delmati di Sant’Angelo Lodigiano. La ‘collaborazione’ tra lui e la Wisil Lottor srl andava avanti dal 2013 e il medico era soprannominato “l’imperatore” in azienda. Anche due dipendenti della Wisil Lottor sono stati arrestati.

L’inchiesta sulle protesi dentarie

L’inchiesta, coordinata dal pm Paolo Storari e dall’aggiunto Maurizio Romanelli, è stata portata avanti dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano. Gli odontoiatri compiacenti venivano “ripagati” in due modi. Alcuni ricevevano buste piene di contanti, consegnate a mano. Altri ottenevano una serie di sconti sull’acquisto di protesi dentarie per i laboratori privati.

A coordinare le indagini, portate avanti dalla Gdf, è stato il pm milanese Paolo Storari.

Il compenso per i medici compiacenti, da quanto è emerso dalle indagini, si aggirava sempre intorno al 5 o al 10% del valore delle protesi dentarie prescritte. Tra gli indagati, in tutto 12, ci sono anche altri tre dentisti: Pietro Paolo PoidomaniFrancesco De Micco e Umberto Lorè. La Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia in una nota comunica “di aver immediatamente istituito una Commissione di indagine interna per ogni opportuno approfondimento”.

La testimonianza dell’ex dipendente

Una delle ex dipendenti ai pm ha raccontato di “una situazione ormai consolidata di mancata fatturazione degli introiti” della Wisil Lottor. Fondi neri che servivano a “incentivare e mantenere i rapporti con i medici compiacenti di strutture sanitarie pubbliche” a suon di mazzette, come mette nero su bianco il gip Carlo Ottone De Marchi.

Quando ha scoperto di essere sotto indagine, l’imprenditrce Roberta Rosaria Micciché si è lasciata andare davanti ai suoi collaboratori. Non sapendo di essere intercettata dalla Gdf, ha dato tutta la colpa al ‘metodo’ imparato da marito e fondatore dell’azienda, morto nel 2015.  “Questa è tutta una bella eredità di Niglio – si è lasciata sfuggire –  . Lui chiaramente aveva istituito tutto un suo stratagemma di cose…io mi sono attenuta (…) morto Niglio io ho seguito quello che.. che.. era…”

Tra le intercettazioni emerge anche un tentativo di dossieraggio da parte dell’imprenditrice. Insieme ad una collaboratrice prepara una lista di nomi di militari della Gdf che hanno perquisito l’azienda e di quello del pm, che mette in una busta probabilmente destinata ad un investigatore privato. Roberta Miccichè voleva anche “intimidire i testimoni”, “spaventando i figli e le loro madri”, che avevano svelato davanti agli inquirenti il presunto “sistema” di corruzione.

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