Suarez-Juve, i fatti risalgono al 2018 quando il calciatore avrebbe sostenuto l’esame per ottenere la cittadinanza: al via le condanne.
Suarez, il suo rapporto con l’Italia finisce nel peggiore dei modi: da possibile attaccante ad attaccato. Tutto comincia nel 2018 quando il calciatore entra nel mirino della Juventus. L’attaccante potrebbe arrivare a Torino, ma c’è un problema: risulta extracomunitario, per liberare un posto la decisione di fargli avere la cittadinanza italiana. L’idea è buona, i risultati un po’ meno: l’esito della prova risulta alterato, emerge che le domande erano pilotate e le risposte molto dubbi.
I verbi all’infinito: un eloquio inesistente. Da allora cominciano i controlli e inizia – contemporaneamente – l’iter processuale. Anche Paratici e la Juventus al centro della diatriba: l’ex DS bianconero avrebbe chiamato sue conoscenze al Rettorato di Perugia in cambio di favori in sede d’esame. Questo resta da appurare, intanto – dopo anni – arrivano le prime condanne e comincia a tratteggiarsi un disegno ben preciso.
7+2 gli imputati per la Procura di Monza da dove tutto è cominciato: le accuse risuonano in maniera chiara, netta, distinta. Corruzione e falso ideologico, 6 anni di condanna chiesti nel processo con il rito abbreviato. Emesse, nella fattispecie, sette condanne e due assoluzioni. 4 anni e 8 mesi a un rappresentante legale della cooperativa sociale di Seregno che avrebbe rilasciato – secondo le ricostruzioni – la certificazione di livello A2 in merito agli esami di lingua italiana.
2 anni e 8 mesi, invece, a entrambi gli esaminatori che avrebbero – allo stato dei fatti – approvato l’esposizione del giocatore: una 42enne del salernitano e un coetaneo residente nel territorio lombardo. Hanno fatto, ed erano soliti fare, da intermediari a chi voleva reperire la certificazione falsa. Diritti all’ultimo stadio: l’autogol di Suarez passa dagli scranni dei legali.
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