Mia Martini, voce sopraffina e talento straordinario, ha vissuto momenti difficili che ne hanno compromesso la carriera.
Mia Martini, la voce più graffiante e controversa della musica italiana. Difficile da etichettare, classificabile solo dentro la definizione di unicità , trova lustro grazie a canzoni intramontabili come “Almeno tu nell’universo” e “Minuetto”. Non solo, i sodalizi con i più grandi, da Renato Zero a Califano, fino alla morte – avvenuta 27 anni fa – dove aleggiano ancora tante ombre.
Alla base di tutto, una voce che è perdurata troppi anni e per cui non sono arrivate davvero ancora le scuse. Mia Martini porta sfortuna, questo si diceva e – come testimonia Luca Sofri in una recente intervista – la cantautrice soffrì molto per questo. La leggenda ha origine a fine anni 70′. All’epoca Mia Martini si esibiva con la sorella Loredana Bertè.
Avevano un concerto in trasferta: la band che la accompagnava aveva il compenso e la diaria pagata, incluso anche l’albergo. I complessi, allora, erano soliti intascarsi i soldi dell’albergo e viaggiare in macchina per tornare in sede: un modo per intascarsi compenso maggiore senza spenderlo in alloggi.
Quello fu l’inizio della fine: la band ebbe un incidente stradale. Morirono alcuni componenti, gli spartiti insanguinati, il servizio alla televisione: il nome di Mia Martini a caratteri cubitali. Poco tempo dopo prese fuoco un appartamento mentre in sottofondo – nella casa – c’era una canzone della cantautrice: “Mia Martini porta sfiga”. La voce cominciò a girare anche fra agenti e organizzatori di eventi.
Questo fece cadere in depressione la donna, che non riusciva più a trovare un ingaggio: si rialzò con molta fatica negli anni ’90. Fino alla partecipazione a quell’ultimo Sanremo dove riuscì a dare tutto. Poi la nuova crisi depressiva, fino al 95′. Quando venne trovata senza vita e i rimorsi presero il posto delle possibilità .
Tante lacune, altrettanti dubbi: al momento c’è solo grande rammarico che unisce gli anni trascorsi. Poco tempo fa, l’omaggio all’Ariston con una sorta di pentimento postumo per quelle brutte voci messe in giro. Non è mai troppo tardi, stavolta forse sì. Il pentimento non cancella una voce sfiorita a poco a poco per via dei pregiudizi. E, nonostante questo, ugualmente intensa.
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